lunedì 30 maggio 2016

Un Angelo all'Aeroporto

Da "Brodo caldo per l'Anima"
Una signora americana  per la prima volta stava facendo un viaggio in aereo da sola ed era preoccupata perché, sbarcata a Phoenix aveva poco tempo per la coincidenza per Houston e data la grandezza dell' aeroporto temeva di non riuscire a raggiungere l'imbarco in tempo. Nel panico si trovò  al centro di una grande sala e, sperando di ricevere aiuto, prego' il Signore che venisse in suo soccorso.

"Soffocai un singhiozzo e girai su  me stessa. Accanto a me c'era un giovanotto alto e bello,
con i capelli e gli occhi castani e un'uniforme blu. Non l'avevo visto entrare                 
"Posso aiutarla?".
" SI, mi sono persa e il mio volo parte fra poco"
Sorrise. "Mi segua".

Mi condusse lungo una rampa di scale e oltre un'uscita, dove fermo' un bus navetta.
Quando il conducente apri la porta, lo sconosciuto lo pregò:
"Accompagnala al Gate E-27. Datti una mossa, manca poco alla partenza".
Salii i gradini del veicolo e mi fermai. Mi voltai per ringraziare il giovanotto, ma era sparito.
Mi sedetti e guardai fuori dal finestrino. Non lo vidi da nessuna parte.
Ero perplessa, ma avevo così fretta che non rimuginai più di tanto.
Arrivai appena in tempo. Quando estrassi il biglietto dalla tasca e lo porsi all'uomo davanti al Gate, mi venne in mente che non gli avevo detto dove dovevo andare. Tuttavia mi aveva accompagnata alla  navetta giusta e aveva dato istruzioni al conducente.
Ci riflettei durante il breve viaggio fino a Houston.
Quando atterrai, avevo solo un quarto d'ora prima del volo successivo e il mio gate era lontanissimo.
"Oh, no!" gemetti. "Di nuovo!".
"Posso aiutarla signora?" domandò una voce familiare.
Mi girai, e riecco il giovane con l'uniforme. Rimasi a bocca aperta.
Sorrise. "Sì, devo prendere un volo per Tulsa, in Oklahoma, e ho solo quindici minuti",balbettai.
Uscì  sull'ampio corridoio, fermò un carrello di servizio e ordinò al conducente:
"Portala al Gate 22, presto".
Salii, mi girai e ovviamente non c'era più nessuno.
Dopo il decollo riflettei su quei due episodi curiosi. O quel tipo aveva un gemello, o ero stata aiutata da un angelo, lo stesso in entrambi gli aeroporti.
Esisteva una sola spiegazione. Avevo pregato implorando l'aiuto di Dio e lui aveva mandato un angelo, con le sembianze di un giovanotto bello e alto, che mi desse una mano a prendere prima il volo per Houston e poi quello per Tulsa.
Provai un grande senso di pace quando capii che Dio esaudisce sempre le preghiere e manda un angelo o qualcun altro ad aiutarci".

  

venerdì 27 maggio 2016

Una Caduta "pesante" - Seconda parte.

L'enorme peso della donna provoco' la rottura della lastra di marmo che precipitò  con lei nel piano sottostante, frantumando anche la vecchia cassa di legno della bara su cui piombarono.
Non è  difficile immaginare il terrore della donna trovandosi in un ambiente più  ampio.e buio che ospitava  altre bare. Si era inoltre ferita rimanendo anche incastrata. Al terribile spavento subentro' la speranza  che qualcuno entrasse nel cimitero a
e accorresse  in suo aiuto richiamato dalle sue  prolungate  ed esasperate urla.
Fortunatamente in quel momento a visitare i suoi defunti arrivo' una signora che si bloccò subito impaurita, pensando alla resurrezione di un morto.
Fuggì  di corsa in paese  urlando che un morto era risuscitato e si doveva intervenire . Tutti pensarono  che fosse improvvisamente impazzita, ma conoscendola come persona assennata, decisero di seguire i suoi suggerimenti.
Arrivati in cimitero provarono ad estrarre la donna, ma l' impresa  si rivelò  difficoltosa perché  era incastrata e per il suo peso notevole.
Alla fine ci riuscirono con l'aiuto di un muletto e di robuste corde.
Salvata, ma per le escoriazioni e le ferite riportate, la donna dovette essere ricoverata in ospedale.
L' incredibile avventura  suscitò  in paese molta ilarità  e chiacchiere, ma anche soddisfazione per la felice soluzione dell' incredibile fatto ed ancora viene ricordata simpaticamente...

mercoledì 25 maggio 2016

Una Caduta "pesante"

Mi piace raccontare fatti realmente accaduti, soprattutto se contribuiscono a far sorridere e al buon umore.
Un'amica laziale mi ha raccontato un incidente tragicomico accaduto una quindicina di anni fa nel paesino in cui viveva.
Eccolo:
Era custode dell'antico cimitero una donna dalle dimensioni extra-extra large che un giorno, come al solito stava lavorando occupandosi della pulizia dei vialetti.
Lungo il muro c' erano delle antiche tombe il cui marmo di copertura denunciava il lungo tempo di permanenza e l'usura conseguente.
Dall'esterno ricadevano
sul muro di cinta dei lunghi rami di foglie che ricoprivano quasi interamente il piano delle tombe.
Stanca di dover ripulire  spesso dalle foglie, la donna quel giorno pensò ad una pulizia più  radicale e cioè  di accorciare il più  possibile quei fastidiosi rami, sperando  di farli restare all' esterno  del muro.
A tale scopo salì sopra al malridotto piano di una tomba, senza pensare alle probabili conseguenze.
Interessante  vero? La conclusione però la leggerete al prossimo post...

lunedì 23 maggio 2016

Le scarpette "miracolose"


Sono rimasta affascinata dal racconto emozionante di alcuni anni fa che un'amica di Napoli mi ha trasmesso. La statua della Madonna alla quale bisogna cambiare le scarpe: si consumano perché va a vegliare sui suoi bimbi...

di Paolo Barbuto

La statua della Madonna dell'Annunziata non è al centro della chiesa. Si trova in un angolo, dentro una teca dai vetri puliti di fresco. I lunghi capelli che coprono il mantello azzurro sono veri: le donne di Forcella se ne privarono per regalarli alla mamma di tutti i bimbi abbandonati.

Suor Maura è minuscola, ha un'età indefinita, sulle spalle il peso di una vita intera, cammina a fatica ma sorride in quella maniera dolce che solo certe donne sante conoscono. Suor Maura racconta la storia delle scarpe della Madonna.

Storia, favola dolce. Nessuno lo chiama miracolo, per carità.Qualcuno la  definisce leggenda. La voce flebile si perde nel chiaroscuro della chiesa. La statua della Madonna viene curata con amore dalle suore. Capelli sempre in ordine, vestiti lindi, comprese le scarpine. Che vanno cambiate spesso, perché la suola si consuma.

E qui la realtà si fonde con leggenda e fantasia. Per il quartiere, quelle scarpine consumate sono il segno di un miracolo: «La Madonna va a visitare tutti i suoi figli», dice senza ombra di dubbio una donna di Forcella. Suor Maura conferma. Quelle scarpine consumate vengono trattate come reliquie, anche se per la Chiesa non sono tali. Sono custodite con amore, vengono affidate a chi ha bisogno di una grazia. Una mamma le infila sotto al cuscino del figlio malato finché non guarisce; un marito le chiede per la moglie in fin di vita: «Solo che una volta una donna me ne chiese una, e non me l'ha più restituita». Suor Maura per un solo istante s'incupisce.

Dicono che la Madonna continui ancora oggi a vegliare sui bimbi dell'Annunziata. Raccontano che qualche settimana fa un medico in servizio di notte ha sentito una voce chiamare il suo nome. Quella voce lo ha trascinato davanti alla culla di un neonato, poi è sparita. «Quel bimbo stava soffocando, la Madonna l'ha salvato». Medici e dirigenti annuiscono con la testa. La Madonna che consuma le scarpe, quella notte vegliava su uno dei suoi figli. Forse non sarà un miracolo, ma crederci non costa nulla...
 (Il Mattino - 5 ottobre 2009)

venerdì 20 maggio 2016

Gioia nel Dolore


Da un'amica di mia figlia oggi ho ricevuto un bel esempio che voglio condividere. Incontrandomi con le persone della mia età gli argomenti di conversazione riguardano soprattutto la salute e le medicine che si devono assumere ad una certa età  e tutto ciò non rasserena.
Conosco solo da qualche anno questa,  per me, giovane donna e fin dalla prima volta mi ha ispirato simpatia perché sorride sempre. È positiva, solare, intelligente ed arguta. Conosce il mio blog e condivide il mio pensiero al riguardo. Mi ha raccontato in proposito che riprende spesso suo marito perché brontola in continuazione e "vede sempre il bicchiere mezzo vuoto, mentre per lei è mezzo pieno".
È figlia unica, bravissima moglie e mamma e impegnata nel lavoro.
Qualche anno fa ha perso il padre ammalato di SLA, ma neppure quella terribile malattia l'ha piegata.
Mi ha raccontato che verso la fine della vita di suo padre, la sofferenza in famiglia era tanto forte che si poteva quasi "toccare".
Un mattino mentre andava al lavoro si è trovata a sorridere, ad essere felice e a desiderare di trasmettere il suo stato d'animo. Si è meravigliata con se stessa ed ha scoperto il motivo che causava il suo buonumore.
Stava passando un periodo di grande dolore, ma si sentiva una persona molto fortunata per tanti motivi: nella famiglia dove era venuta al mondo i genitori si amavano e le erano stati di ottimo esempio in ogni campo, non aveva avuto problemi importanti, era di bel aspetto, amava il marito e il figlio, aveva una bella casa, tante amicizie, non aveva problemi economici e il lavoro le piaceva.
Pensava perciò che anche per tante, tante altre cose doveva ringraziare DIO per i grandi doni ricevuti. Il dolore purtroppo fa parte della vita e prima o poi bussa prepotentemente alla porta di ognuno e come lei dovremmo porci nei confronti della vita, non lasciandoci abbattere, ma riconoscendo  quante cose positive ci appartengono...
Brava Guenda teniamo a mente il suo nome per ricordarlo quando ci sentiamo sopraffatti...

Un sacerdote, mio amico, a chi gli chiede come sta risponde sempre: "Una meraviglia"
Proviamo a trovare e riconoscere i doni che ci sono stati elargiti e rispondiamo anche noi così, dando in tal modo un messaggio di speranza

mercoledì 18 maggio 2016

Una Manciata di Diamanti


Da "Brodo caldo per l'anima"

 Una donna saggia che attraversava le montagne trovò in un  corso d'acqua una pietra preziosa.
Il giorno dopo la donna s'imbattè in un viandante  che aveva fame. Lei aprì la sua sacca per estrarne                           del cibo. Il  viandante affamato vide la pietra preziosa nella sacca, la ammirò e chiese di poterla tenere.
La donna gliela offrì senza la minima esitazione.
Il viandante se ne andò rallegrandosi della fortuna che gli era capitata. Sapeva che la pietra valeva tanto da garantirgli un futuro sgombro da problemi.
Ma alcuni giorni più tardi , tornò sui propri passi in cerca della donna. Quando la trovò le restituì la pietra dicendole: "So quanto è preziosa questa pietra, ma gliela restituisco nella  speranza che lei possa offrirmi qualcosa di maggior valore. Se può, mi faccia dono di ciò che custodisce dentro di sé e che l'ha spinta ad essere tanto generosa da regalarmi la pietra".

lunedì 16 maggio 2016

La Mamma è...

So fare tutto. Sono una mamma (Anonimo)

La mamma fa sempre il possibile, ma spesso dimentica di stupirsi per quanto tutto questo significhi (Anonimo)

Dio non poteva essere dappertutto, così ha creato le madri (Proverbio sbraico)

La comprensione di una madre è come un cerotto di emozioni per un io ferito (Hai G. Ginot)

La mamma tiene il suo bambino per mano solo per un breve periodo, ma il suo cuore l'accompagna tutta la vita ( Anonimo)

Il cuore di una madre è un abisso in fondo al quale si trova sempre un perdono (Henri de Balzac)

Tutte le mamme sono ricche quando amano i loro bambini. Non esistono madri povere, brutte o vecchie
(Maurice Materlink)

La madre custodisce le chiavi dell'anima e conia la moneta del carattere (Anonimo)

Essere una madre a tempo pieno è uno dei più bei lavori stipendiati... dato che il pagamento è puro amore (Mildred B. Vermont)

Tutte le madri sono madri di grandi persone, e non è colpa loro se poi la vita le delude (Boris Pasternak)

La mano che fa dondolare la culla è la mano che regge il mondo (W Illimitato Wallace)

Quando siamo nati, Dio ci ha dato come giaciglio il cuore di una madre (Henri Lacordaire)

Ci sono mamme che riempiono di baci e altre di sgrida, ma l'amore non cambia e in realtà la maggior parte delle mamme fa entrambe le cose
(Pearl S, Buck)


venerdì 13 maggio 2016

Dare la Vita

Da "Brodo caldo per l'anima"

"C'è qualcosa di soprannaturale nell'evento che costringe noi donne a espellere una parte di noi stesse sotto forma di bambino. Ventisette anni fa posti per la prima volta lo sguardo sulla mia figlioletta mentre mi veniva adagiata sul ventre, ancora unitàa me dal cordone ombelicale..
Quando aprì i suoi occhietti mi parve rompo di
un'infinita profondità.
Avevo fra le braccia una parte di me, eppure quell'esperienza appena nato era così insolitamente unico e meraviglioso.
Oggi sono qui, al fianco di mia figlia, e mentre le detergente il sudore la incoraggio ad assecondare le contrazioni del parto anziché lasciarsi sopraffare dalla paura e dal dolore.
Mia figlia sta soffrendo, ma rifiuta i farmaci poiché desidera mettere al mondo il suo piccolo nel modo più naturale possibile, così come le tante nonne e bisnonnoddella nostra famiglia hanno fatto prima di lei.
Anche lei, come nell'arco di decenni hanno fatto le nostre aveva, si prepara ad accogliere la nuova vita soffrendo, spingendo e respirando a fondo: finalmente la sofferenza ha termine e la bambina le viene adagiata sul seno. 
Madre e figlia si guardano per la prima volta. Il Grande Mistero mi lascia ancora estasiata: vedo la mia nipotina, che è anche una parte di me e affronterà gli anni futuri per dare vita, un giorno, ad altri bambini... i miei pronipoti."

mercoledì 11 maggio 2016

Mamme in Festa

Pensando alla straordinaria esperienza di ogni mamma mi sembrava banale e scontato farlo nel giorno in cui è festeggiato nel mondo.  La festa delle mamme è ormai passata e ha fornito l' occasione di  incrementare le vendite dando un po' di vita  al commercio.Ha reso protagoniste le mamme e  ricompensate per la vita che hanno donato e per i sacrifici, le rinunce e l'impegno che comporta la crescita dei figli. Mamme si è per sempre e se fisicamente far crescere un figlio  comporta tanta dedizione, anche quando il figlio cresciuto se ne va di casa, la mamma continua a preoccuparsi e a seguirlo in modo diverso ma continuo. Voglio perciò rendere loro omaggio offrendo diversi modi di evidenziare il loro ruolo insostituibile con diversi interventi.
Le mamme sono festeggiati in casa, ma sempre più spesso anche nei ristoranti, attorniate da figli e nipoti. Quest' anno in una località balneare è stata organizzata per l'occasione un' iniziativa che coinvolgeva diversi ristoranti, ognuno con proposte particolari per accontentare le varie possibilità economiche. Credo che almeno da noi si sia cominciato a celebrare economicamente questa festività  intorno agli anni sessanta. Ricordo in particolare la prima che mi ha coinvolta. Ero diventata da pochi mesi mamma e in quel giorno è arrivato mio suocero con una scatola di cioccolatini, soddisfatto perché in quel giorno aveva festeggiato tre generaziono di mamme: sua madre, sua moglie e me sua  nuora...

lunedì 9 maggio 2016

Aspettando l'Estate

La previsione di una bella domenica soleggiata mi ha fatto venire il desiderio di trascorrerla al mare con l' occasione di cominciare a "colorare" naturalmente l'epidermide. Lungo la via del Corso  a circa a un chilometro dal grande parcheggio vicino al mare
c'era una lunga fila di auto bloccate. Passava il tempo e il traffico non riprendeva, per cui dopo un breve tratto di ripresa ho  girato tentando di arrivare attraverso altre strade. Non c'era stato nessun incidente, ma una gara podistica ostruiva tutte le strade di accesso. Ho lasciato la vettura un po' fuori e prese "armi e bagagli", in realtà  pesantini, ho raggiunto  a piedi il mio appartamento. Il sole splendeva, ma l'aria era frizzantina e si stava bene con le braccia coperte. Ho aspettato perciò  alcune ore sperando che la temperatura salisse e nelle prime ore del pomeriggio, intirizzita, ma abbigliata da spiaggia, ho raggiunto la riva del mare. Una marea di ombrelloni chiusi a destra e a sinistra rivelava che il vento non invogliava a sostare per abbronzarsi. Diverse persone passeggiavano e solo qualcuna in costume. Mi sono seduta su uno sdraio infreddolita con la speranza che il sole mi riscaldasse. Ciò  non è  avvenuto ed ho resistito per una ventina di minuti. Mi sono quindi diretta nella parte  retrostante più  riparata dove si trova il bar che ho fotografato. Delle comode poltrone e dei divanetti proteggevano dal vento ed ho potuto godermi a lungo e comodamente il tepore e la carezza del sole.
Spero che il tempo dedicato all'abbronzatura  dia dei risultati soddisfacenti e che a breve possiamo salutare gioiosi l'arrivo dell' estate che anche per quest'anno le previsioni indicano torrida. Volendo continuare ad essere positiva, spero che non sia così  e che l'estate si riveli lunga, piacevole e non troppo afosa...

venerdì 6 maggio 2016

Sbreghe, profumo d'infanzia


Qualche giorno fa un 'amica mi ha raccontato che in quei giorni aveva intenzione di preparare le sbreghe e a quella parola mi sono rivista piccola mentre mangiavo le ottime sbreghe che preparava  mia madre. Non ne conosco la ricetta, ne risento il profumo e il sapore ed erano più grandi e più spesse di quelle della mia amica che volentieri pubblico.
                                 INGREDIENTI
3 uova
300 g. di farina
300 g. Di zucchero
200 g. di mandorle
3 bustine di Vanillina
aroma di mandorla, rhum , o altro liquore a piacere
1 pizzico di sale
                                  PROCEDIMENTO

Unire alle uova lo zucchero e mescolare a lungo con uno sbattitore rendendo l'impasto soffice e facendo sciogliere lo zucchero.
Unire la farina, la vaniglina l'aroma e il sale. Lavorare l'impasto e dividerlo in due parti.
Appoggiare la carta da forno su una base e sopra metà della pasta. Distribuire sopra le mandorle e stendere sopra l'altra metà. Infornare a 180° gradi e farla cuocere ma lasciandola morbida. Tagliare la pasta ancora calda a fette sottili che vengono distribuite nel forno facendole asciugare e leggermente dorare.

martedì 3 maggio 2016

Famiglia, Laboratorio di Pazienza

Ho letto recentemente un piccolo prezioso libro in cui si esaminavano tante situazioni in cui ci
troviamo spesso e per cui è auspicabile un nostro intervento per rendere più leggera qualche evenienza.
Mi è rimasta particolarmente impressa la definizione di famiglia come "laboratorio di pazienza".
Le famiglie patriarcali di un tempo non esistono più e i nuclei familiari sono sempre più piccoli e indaffarati.
Il tempo sembra scorrere con maggiore velocità per cui, forse perché si vogliono fare troppe cose, ci si trova a non trovarne per quelle non strettamente necessarie e la corsa per riuscire a portare a termine tutte quelle previste ci rende più eccitabili, nervosi e impazienti, per cui si scatta per un nonnulla.
Anche il tempo che in famiglia si trascorre insieme è sempre più risicato ed ognuno si aspetta dagli altri componenti comprensione, disponibilità e sopportazione. A volte si percepisce una tensione latente per cui basta qualche parola non condivisa a far perdere la pazienza e a manifestare segni di intolleranza. Si rimanda col pensiero alle vacanze future, sempre più brevi, il tempo di rilassarsi e di godere serenamente del tempo non limitato dallo scorrere veloce del tempo, ma proprio perché ci si è abituati a svolgere in fretta ogni incombenza, quando il tempo è a disposizione non si riesce a goderlo e capita che frequentemente ci annoiamo e non beneficiamo dei vantaggi che la vacanza può arrecare e a ritrovarsi alla fine stressati e insoddisfatti...
Ricordo spesso una suora dell'asilo che frequentava mia figlia, la quale alle prese con la vivacità e la confusione dei bambini, ripeteva, forse per controllarsi: "Santa la pazienza "  e credo che ce lo dovremmo ripetere frequentemente anche noi...

domenica 1 maggio 2016

Il Bicchiere metà pieno

Durante la giornata viviamo una varietà di avvenimenti in cui, a seconda del nostro carattere, dell'umore o di impreviste circostanze, le possiamo interpretare in modo positivo o negativo. L'esempio a cui ci si riferisce piu spesso è quello di trovarsi di fronte ad un bicchiere riempito a metà. Se ci troviamo in un momento buono vediamo una possibilità per soddisfare un bisogno, se invece viviamo un momento negativo notiamo soprattutto la quantità di liquido che manca al bicchiere per essere pieno e ciò genera una certa insoddisfazione.
L' esempio del bicchiere mezzo pieno ci si presenta ad ogni incontro che facciamo e in ogni circostanza. I tempi difficili che viviamo non favoriscono sicuramente grandi entusiasmi e motivi di stare allegri, ma proviamo a pensare a come le persone ci interpellato. Assistiamo a continue lamentele; se non ci si riferisce a fatti particolari, il motivo più frequente di conversazione è la protesta per il tempo che fa: non sono più le stagioni di una volta, fa freddo, c'è troppo freddo, troppo vento, piove sempre e soprattutto nei giorni di festa. D' estate:quanto fa caldo, ci vorrebbe una bella pioggia per rinfrescare, o non piove mai e ne va di mezzo la natura. Scrivendo mi vengono in mente le lunghe file di persone in attesa davanti alle cabine telefoniche, quando dalla montagna in tempi che sembrano molto lontani, anche se è passato solo qualche decennio,     telefonavo a casa.  Senza volerlo sentivo parte delle conversazioni che verterà niente inizialmente   soprattutto nelle condizioni meteorologiche, in cui il villeggiante che si trovava al 'fresco', chiedeva informazioni del tempo a chi, a casa,  boccheggiava per la temperatura elevata.
Noi a quale categoria di persone apparteniamo? Cerchiamo e troviamo sempre il pelo nell'uovo per trovare un motivo per lamentarci o proviamo ad andare oltre a tanti lievi inconvenienti e ci sforziamo di trovare in tutto, come è possibile, un lato positivo per andare oltre e godere pienamente di ciò che la vita ci offre?
Pensiamoci su e proviamo ad offrire un aspetto di noi che possa alleggerire e allietare il prossimo...