Purtroppo le attuali condizioni fisiche non mi hanno permesso di partecipa
re ad un evento onorevole per la nostra famiglia a cui avrei partecipato volentieri, per rendere omaggio allo zio paterno che ha dato la vita per la Patria.
Mio nipote Sandro, unico e più giovane discendente maschio della famiglia, durante la giornata si è tenuto in contatto con me attraverso video e foto.
Ecco la sua testimonianza:
Aquileia, 29/10/2016
Cento anni dopo, per Sante ed il suo piccolo posto nella storia.
Dall’atto di morte di Sante Pedrina recuperato presso l’Archivio di stato civile del Comune di Torre di Mosto: “…l’anno 1916 addì 3 del mese di agosto, nell’ospedale da campo 063... … mancava ai vivi alle ore cinque e minuti trenta in età di anni ventuno il soldato Pedrina Sante del 207° Reggimento Fanteria, undicesima Compagnia, pervenuta dal 25° Reggimento Fanteria, al numero 743 di matricola, classe di leva 1895, Distretto Militare di Venezia, nativo di Torre di Mosto, figlio di fu Sante e Salviati Annunziata, celibe, morto in seguito a ferita da arma da fuoco a foro unico spalla destra, e ferita a foro penetrante regione lombare destra senza foro d’uscita (pleuropolmonite), sepolto a Schio nel cimitero comunale...”.
Ho voluto iniziare dalla fine perché tutto ha avuto inizio da qui. Da questo documento recuperato negli archivi comunali da Silvio, dopo aver parlato un giorno per caso con mio papà di quel lontano nostro parente morto nella Grande Guerra, di cui sapevamo poco, forse solo che era caduto in un’imprecisata zona del fronte trentino.
Da allora, forte della grande passione che ha per l’argomento e dell’esperienza ormai acquisita in materia, Silvio, che ringrazio a nome di tutta la famiglia per il suo impegno e la sua disponibilità, si è prodigato cercando tutta la documentazione esistente su Sante e ci ha suggerito la possibilità di richiedere, attraverso il Progetto Albo d’Oro, di cui noi non eravamo a conoscenza, una medaglia commemorativa, prevista per i discendenti dei 529.025 caduti nel primo conflitto mondiale, i cui nominativi sono inseriti in un grande archivio del Ministero della Difesa, inizialmente cartaceo, e in seguito digitalizzato, denominato appunto Albo d’Oro.
Onorare la memoria di tutti i Caduti attraverso un riconoscimento simbolico e la partecipazione delle famiglie che hanno avuto un proprio congiunto tra i soldati morti nella carneficina della Prima Guerra Mondiale. E' questo il significato della medaglia commemorativa dell'Albo d'Oro, che oggi ci vede qui riuniti.
Come ha spiegato in fase di presentazione del progetto il responsabile del Coordinamento Albo d’Oro, Roberto Machella, e mi piace citarlo perché condivido pienamente le sua parole, “il progetto mira a ricordare la dignità di ogni caduto e a dare importanza alla storia e alle memorie di ogni famiglia che è inserita nella storia dell’unità d’Italia”.
E allora, a proposito di dignità di ogni caduto e di storia e memorie di ogni famiglia, a me adesso viene di rivolgermi a te direttamente, nella veste di tuo pronipote.
“Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il 24 maggio…” inizia così la canzone più famosa della Grande Guerra.
Una data, un destino, caro Sante.
Già, fino a pochi giorni fa nessuno sapeva che la tua data di nascita riportata sul frontale della tua lapide commemorativa in cimitero a Torre (12/08/1895) non era quella corretta.
Poi, grazie a una recente serie di verifiche tra quella riportata nell’archivio dell’Albo d’Oro, 24 maggio appunto, che ha inizialmente ingenerato il mio dubbio, ed un successivo confronto con l’atto di nascita, gentilmente fattoci avere da Silvio, abbiamo appurato che, chissà per quale arcano motivo, quella del 12 agosto non era esatta.
Una data, un destino. Non potevi sapere in quel lontano giorno del 1895, in cui sei venuto alla luce, che esattamente vent’anni dopo, il 24 maggio 1915, anche il nostro Paese sarebbe entrato in guerra, e che quella luce per te si sarebbe spenta presto, interrompendo per sempre la tua giovinezza, solamente 21 anni dopo, in un giorno di agosto, dalle parti di Schio, morendo solo, come milioni di altri giovani, in un ospedale da campo, ferito e probabilmente sofferente, senza nessuna persona cara vicino, che ti potesse assistere o dare conforto.
Di te non ci è rimasta che una leggendaria foto in divisa, i tuoi atti di nascita e di morte, il tuo nome scolpito per sempre nel marmo del monumento ai Caduti nella piazza del paese. Il portafoglio che avevi addosso quando arrivò il colpo, restituito alla famiglia ancora sporco di sangue dopo la tua morte, riposto per anni in un cassetto di casa, da qualche anno purtroppo è andato perduto.
Fin da bambino ho guardato curioso e rapito il tuo ritratto sul quadro appoggiato per terra contro la parete, in un angolo del graneret in soffitta, interrogandomi su chi fosse il soldato di quella guerra lontana, sul tuo sguardo smarrito come quello di chi sa di trovarsi di fronte ad una cosa più grande, che porterà sventura; mai potevo immaginare che un giorno mi sarei rivolto direttamente a te, a cento anni di distanza.
Magie della storia, come quella che oggi, tu, Silvio ed io siamo riusciti a creare, riunendo i tuoi pronipoti in questa terra, dove i Pedrina, da sempre legati alla sua gente per le vicende commerciali e umane risalenti ai tempi dea botega, si sentono e si sentiranno sempre un po’ come a casa.
Concludo promettendoti che faremo sistemare le date sulla tua lapide in cimitero a Torre (anche quella di morte è sbagliata) e verremo a trovarti a Schio, dove riposi da oltre un secolo, insieme ad altri 5000 giovani, andati avanti prima del tempo, come è capitato a te.
E in quel mazzo di fiori che verremo a portarti, anche se non ti abbiamo mai conosciuto, ci sarà tutto l’affetto della tua famiglia che oggi si è ritrovata qui per ricordare i tuoi vent’anni perduti, per onorarne la memoria, e qualcuno lo ha fatto indossando anche la divisa, e per consacrare il tuo piccolo posto nella storia.
Ragazzo senza fortuna dallo sguardo impaurito, fratello sconosciuto di mio nonno Vittorio, semplice arredo di casa dentro ad un quadro fino a ieri, dicono che il tempo è galantuomo.
Oggi quel tempo è arrivato e non sarai più così solo.
Da stasera troverai compagnia ed affetto dentro alle case di ognuno di noi e il ricordo di te non passerà.
Il tuo nome e il tuo volto immortali su queste medaglie, su queste cartoline.
Un tuo pronipote