sabato 31 dicembre 2016

Anno vecchio addio!




Siamo arrivati alla fine di un altro anno e di solito, guardando indietro ricordiamo più i  giorni che ci hanno procurato problemi o sofferenze, che quelli di serenità, in cui abbiamo avuto anche dei momenti felici.
Ogni anno lasciamo indietro anche persone care che ci hanno preceduto nella realtà che, non sappiamo quando, raggiungeremo anche noi, non necessariamente secondo l'età anagrafica.
Proprio perché non ne sappiamo niente, possiamo sperare e sognare che l'anno che verrà sia speciale e ci riservi tante piacevoli sorprese.
Nulla ci vieta di immaginare avvenimenti straordinari che possono trasformare in positivo la nostra vita. La realtà, lo sappiamo bene, può risultare molto diversa, ma è auspicabile che non partiamo già con pessimismo.
L'obiettivo principale di questo blog, l'ho affermato tante volte, è quello, innanzitutto per me, di non lasciarci travolgere in modo negativo dalle situazioni spiacevoli che ci possono accadere, ma nonostante tutto vedere, non la parte mancante, ma quella esistente di un di un bicchiere riempito a metà.
A questo punto devo mettere sulla bilancia: da una parte le cose positive che ho vissuto in quest'anno e sull'altro piatto il peso notevole delle difficoltà che inaspettatamente ho dovuto accettare e fare il possibile per superarle.
Essendomi ristabilita, guardo con benevolenza l'anno in uscita dimenticando i momenti più duri, e ancora una volta non mi smentisco  e mi aspetto dall'anno nuovo, le cose più belle e invito anche voi a fare altrettanto. Il bilancio, a Dio piacendo, lo faremo alla fine del 2017, con l'augurio che il nuovo anno ci garantisca almeno la pace nel mondo...

domenica 25 dicembre 2016

A Natale nel Tempo che fu...



Ricordi ovattati, silenzio, nostalgia, profumo di muschio, strade buie...
Questo post è più comprensibile a chi è avanti con gli anni come me e facilmente riporta alla memoria questa ricorrenza com'era vissuta: spirituale, meno  appariscente e commerciale.
Le strade non erano illuminate, né i pochi negozi privi di dolci tentazioni, invitavano insistentemente all'acquisto di regali e leccornie da consumare il giorno di Natale.
Ricordo che i primi panettoni, pandoro, mandorlato e marron glacè apparivano solo ai primi di dicembre e noi bambini, oltre al presepe sognavano qualche regalo, che ricevevamo solo per la festa della Befana.
Non bombardati e sollecitati come ora, aspettavamo il Santo Natale ansiosi e sicuramente più fiduciosi, perché quel povero, piccolo, innocente bambino  nella grotta ci avrebbe portato, ne eravamo certi, qualcosa di speciale.
Oltre alla preparazione del presepe, cui erano riservati gli ultimi giorni, cominciava a diffondersi,  dai paesi nordici, la tradizione dell' albero di Natale che non era finto , ma scheletrico, non fornito da una grande distribuzione.
Erano in vendita palle ed altre fragili e costose decorazioni in vetro soffiato, per cui dovevamo fare molta attenzione, e se per caso ce ne sfuggiva di mano una, i rimproveri non ci erano risparmiati.  Oltre ai pochi ornamenti, per riempire i rami sparuti e poco rigogliosi ci servivamo di ciò che a poco prezzo avevamo a disposizione: rosse caramelle Rossana Perugina,  qualche piccolo mandorlato, mandarini troppo pesanti che tiravano in basso i rami, frutta secca, abbondavamo però con i fili argentati e colorati, farina e fiocchi di cotone, sognando immaginari paesaggi innevati.
Al presepe, nella mia famiglia, occupatissima in negozio in quei giorni, era delegato mio fratello che lo preparava in un piccolo sottoscala, che doveva essere sgomberato e perciò all'allestimento era riservata la vigilia. Qualche giorno prima  con i suoi amici andava slla caccia del muschio necessario che diffondeva nella casa un profumo significativo.
Una vecchia capanna in ghiaino, ed un bellissimo, ma di esagerate dimensioni, Gesù Bambino di cera, con i riccioli dorati, erano il punto focale, e di grande attrazione.
L'originale Gesù bambino se l'era procurato mia madre  nelle frequenti escursioni in bicicletta a Mestre, durante il tempo di guerra, barattandolo con merce di prima necessità, come aghi, filo e bottoni. Peccato, era tanto bello, ma si sono perse le tracce e nessuno sa che fine abbia fatto.
Veniva riciclata la vecchia fornitura di casette malandate, pastori scoloriti, pecore spelacchiate, stagni, ponti e animali da cortile che venivano posizionati ad hoc in modo abbastanza ripetitivo, ma ogni anno, ammirando l'opera completata ci stupivamo e la classicavamo come la migliore.
Magicamente il giorno di Natale, noi bambini trovavamo davanti alla grotta piccole scatoline di mandorlati, incredibilmente ancora in commercio, che dimostravano la vicinanza e l'attenzione dei nostri genitori.
Ho ancora ben  presente e nitido il ricordo di quando,  molto piccola, all' alba di un mattino di Natale, mio zio Cesco mi svegliò per annunciare a me, piccola rappresentante del gentil sesso, che nella notte  Gesu  Bambino era arrivato a casa nostra, e nella stanza accanto aveva portato una cuginetta, Roberta, futura compagna di giochi e a me un ombrellino nero con disegnini che ricordo ancora bene.
Vestiti a festa, cristianamente preparati con canti e funzioni religiose, in un' atmosfera di gioiosa attesa, ci preparavamoi a vivere felicemente in famiglia quella giornata straordinaria, anche perché era sempre accompagnata da allettanti mance dei parenti...su cui contavamo e che avevamo preventivamente calcolato in che modo spendere...

giovedì 22 dicembre 2016

Una Messa particolare



Giovanni Guareschi
"Messa di mezzanotte nel covo dei nemici"


" Gesù,"diceva al Cristo crocifisso dell'altare "io li aspetto a Natale. Non s'è mai dato, in tanti anni che sono qui, che siano mancati alla Messa di mezzanotte, E la notte di Natale ritorneranno. È impossibile che possano rinunciare alla Messa di mezzanotte.
Giubal, quando l'altr'anno era ricercato dalla polizia per via di quel pasticcio, la notte della Vigilia ritornò a galla e io lo vedi là in fondo, in quell'angolo, intabarrato fino agli occhi. Gesù fidatevi di me."
" Io mi sono sempre fidato di te" rispondeva il Cristo sorridendo. " Ma tu poi ti fidi di te?" "Be'... abbastanza. Però, più che altro, io mi fido di voi..."precisò don Camillo.
E venne la Vigilia di Natale, cadde la notte e la chiesa era piena  di luci e di canti: ma, seduti sulle dure panche dello squallido salone della Casa del Popolo, uomini cupi ascoltavano in silenzio Peppone che leggeva roba che nessuno sapeva cosa fosse  Ogni tanto, nelle pause, il vento della notte portava le note dell'organo della Chiesa ad appiccicarsi contro i vetri della salone.
La messa finì  alla sveltina perché don Camillo era nervoso: aveva un chiodo piantato nel cervello, un chiodo che gli dava un fastidio tremendo.
Rimasto solo in chiesa, si svestì in fretta e andò a sbarrare la porta col catenaccio.
Camminò in su e in giù per qualche minuto. poi si fermò davanti al Cristo crocifisso.
"Gesù" disse "avete visto?"
"Ho visto" rispose il Cristo. "Ti sei fidato troppo di te, don Camillo."
"No, mi sono fidato di voi" precisò don Camillo.
"Quindi, adesso hai perso la fede in me!:
Don Camillo sì indignò.
 "Gesù," protestò  "questo mai. Sarebbe come uno che ha fame e li sulla tavola c'è un pezzo di pane e l'uomo dice " Lo so che Dio non mi lascerà morire di fame"" e se ne sta lì senza muovere un dito. È logico che se non allunga  la mano e non  prende il pane, Dio non può prendere il pane e metterglielo in bocca. Insomma, uno, anche quando ha una grande fiducia nella divina Provvidenza, non deve rinunciare a ragionare. E, ragionando, uno conclude se il pane non va verso di lui, è lui che deve andare verso il pane. D'altra parte lo dice anche la Sacra Scrittura: "Se la montagna non va a Gesù, Gesù va alla montagna".
Cristo sorrise.
"Don Camillo, veramente la frase è: "Se la montagna non va a Maometto, Maometto va alla montagna".
"Perdonate", si dolse don Camillo "credetemi, io..."
"Non ho niente da perdonarti, don Camillo: non sono le parole quelle che contano, sono le intenzioni."
Don Camillo sì passò la grossa mano sulla fronte e guardò  su, verso il Cristo. Ma pensava a Maometto e il Cristo, che lo sapeva, sorrise.
 "Compagni," stava dicendo Peppone " adesso per finire degnamente questa democratica riunione vibrante di fede, io vi leggerò un magistrale profilo di Mao Tse Tung" quando la porta si spalancò ed entrò un grosso uomo intabarrato che, passando come  un panzer tra le panche, arrivò davanti  al palco sul quale stava Peppone, salì la scaletta e, spalancato il tabarro tirò fuori una vecchia cassetta grigioverde, che mise con violenza sul tavolino di Peppone.
Tutti quelli delle prime due file di panche la conoscevano a memoria, quella vecchia cassetta grigioverde, perché l'avevano vista tante volte in montagna, quando don Camillo rischiava le pallottole per arrivare fin lassù.     
 E si alzarono. Don Camillo sollevò il coperchio della cassetta ed ecco sorgere l'altarino da campo. Peppone intanto si era alzato ed era sceso dal palco. Don Camillo ci volse un momento e fece un grugnito.
 Allora, caracollando, lo Smilzo salì la scaletta  e arrivò  al fianco di don Camillo, come aveva fatto tante volte lassù.  Poi lo aiutò a vestirsi, accese le candele e, quando fu ora, si
inginocchiò a lato dell'altare.
Fu una messa povera, roba da soldati, quasi clandestina. Ma avevano spento le luci della sala e le candele dell'altarino facevano un bel effetto. E poi,  le note dell'organo della Chiesa quelle che erano venute ad appiccicarsi ai vetri delle finestre del salone, erano ancora vive e palpitanti e così c'era anche una lontana musica nell'aria...

giovedì 15 dicembre 2016

Racconto di Natale



Giovanni Guareschi
 "In una manona il tepore di un Bambinello rosa"

Si era ormai  sotto Natale e bisognava tirare fuori dalla cassetta le statuette del presepe,  ripulire,  ritoccarle col colore, riparare le ammaccature. Ed era già tardi, ma don Camillo stava ancora lavorando  in canonica.  Sentì bussare alla finestra e, poco dopo, andò ad aprire perché si trattava di Peppone.
Peppone si sedette mentre don Camillo riprendeva le sue faccende, e tutt'e due tacquero per un  bel  po'.
" Vecchio Dio!" esclamò a un tratto Peppone con rabbia.
 "Non avevi altro posto che venire in canonica a bestemmiare?" sì informò. calmo don Camillo. " Non potevi bestemmiare mentre eri alla sede?" " Non si può più neanche bestemmiare, in sede!" borbottò Peppone "Perché anche se uno bestemmia, deve dare delle spiegazioni". Don Camillo prese a ritoccare con la biacca la barba di San Giuseppe. "In questo porco mondo un galantuomo non può più vivere!" esclamò Peppone dopo un po'.
"E cosa ti interessa?" domandò don Camillo. " Sei forse diventato un galantuomo?".
"Lo sono sempre stato."
" Oh bella! Non l'avrei mai immaginato." Don Camillo continuò a ritoccare la barba di San Giuseppe. Poi passò a ritoccargli la veste.
 C'è ancora il brutto giallo dell'uccisione dei Pizzi da risolvere.
Tutti diffidano e hanno paura di tutti, compreso Peppone che teme di andare a finire in prigione, e sente il bisogno di confidarsi con qualcuno...
"Ne avete ancora per molto tempo ?" si informò Peppone con ira.
"Se mi dai una mano, in poco  si finisce."
 Peppone era meccanico e aveva mani grandi come badili e dita enormi che facevano fatica a piegarsi. Però quando uno aveva un cronometro da accomodare bisognava che andasse da Peppone perché è così, e sono proprio gli omoni grossi che son fatti per le cose piccolissime.
Filettava la carrozzeria delle macchine e i raggi delle ruote dei barocci come uno del mestiere.
"Figuratevi adesso mi metto a pitturare i santi" borbottò. "Non mi avete mica preso per il sagrestano!". ritoccare col colore riparare le ammaccato re ed era già tardi ma don Camillo stava ancora lavorando in parrocchia in canonica senti bussare alla finestra e poco dopo andò ad aprire perché si trattava di Peppone Peppone si siede te mentre don Camillo riprende va le sue faccende e tutt'e due da Quero per un bel po' vecchio Dio e stiamo a un tratto Peppone con rabbia non avevi altro posto che venire in canonica a bestemmiare si informa calmo don Camillo non potevi me bestemmiare mentre eri alla sede non si può più neanche bestemmiare in sede borgo top Peppone perché anche se una bestemmia deve dare delle spiegazioni non Camillo prese a ritoccare con l'acca la barba di San Giuseppe in questo porco mondo un galantuomo non può più vivere escludiamo Peppone dopo un po' e cosa ti interessa domando don Camillo sei forse diventato un galantuomo lo sono sempre stato oh bella lui avrei mai immaginato don Camillo continuo a ritoccare la barba di San Giuseppe poi passò a ritoccare gli la veste c'è ancora il brutto giallo del uccisione dei tizi da risolvere tutti gli fidano e hanno paura di tutti compreso Peppone che teme di andare a finire in prigione esente bisogno di confidarsi con qualcuno mi avete ancora per molto tempo ci infermi si informo Peppone con ghiera se mi dai una mano un po' così finisce Peppone era meccanico e aveva mani grandi come va digli e dita enormi che facevano fatica a chiedersi però quando uno aveva un cronometro da accomodare bisognava che andasse da Peppone perché è così e sono proprio gli ormoni De Rossi che son fatti per le cose piccolissime villetta va la carrozzeria delle macchine e raggi delle ruote dei balocchi come uno del mestiere.
"Figuratevi! Adesso mi metto a pitturare i santi!" borlotti.
"Non mi avete mica preso per il sagrestano!"
Don Camillo pescò in fondo alla cassetta e tirò su un affarino rosa, grosso quanto un passerotto, ed era proprio il Bambinello.
 Peppone si trovò in mano la statuetta senza sapere come, e allora prese  un pennellino e cominciò a lavorare di fino. Lui di qua e Don Camillo di là della tavola, senza potersi vedere in faccia perché c'era,tra loro, il barbaglio della lucerna.
"È un mondo porco" disse Peppone.
 "Non ci si può fidare di nessuno, se uno vuol dire qualcosa. Non mi fido neppure di me stesso."
Don Camillo era assorbitissimo del suo lavoro: c'era da rifare tutto il viso della Madonna. Roba fine. " E di me ti fidi?" chiese don Camillo con indifferenza.
"Non lo so."
"Prova a dirmi qualcosa, così vedi"
Peppone fini gli occhi del Bambinello: la cosa più difficile. Poi rinfrescò il rosso delle piccole labbra. " Vorrei piantare li tutto" disse Peppone. "Ma non si può"...
Peppone sospirò ancora. "Mi sento come in galera" disse cupo.
 "C'è sempre una porta per scappare da ogni galera di questa terra" rispose don Camillo.
"Le galere sono soltanto per il corpo. E il corpo conta poco.
Ormai il bambino era finito e, fresco di colore e così rosa chiaro pareva che brillasse in mezzo alla enorme mano scura di Peppone.
 Peppone lo guardò e gli parve di sentire sulla palma il tepore di quel piccolo corpo.
E dimenticò la galera.
Depose  con delicatezza il Bambinello rosa sulla tavola e don Camillo gli mise  vicino la Madonna.
" Il mio bambino sta imparando la poesia di Natale" annunciò con fierezza Peppone.  "Sento che tutte le sere sua madre gliela ripassa prima che si addormenti. È un fenomeno."
 "Lo so" ammise don Camillo.  "Anche la poesia per il vescovo l'aveva imparata a meraviglia."
Peppone si irrigidì.  "Quella è stata una delle vostre più grosse mascalzonate" esclamò.
"Quella la dovete pagare."
"A pagqre e a morire si fa sempre a tempo" ribattè  don Camillo.
 Poi vicino alla Madonna curva sul Bambinello pose la statua del somarello.  "Questo è il figlio di Peppone, questa è la moglie di Peppone e questo Peppone" disse don Camillo toccando per ultimo il somarello.
"E questo è don Camillo" esclamò Peppone prendendo la statuetta del bue e ponendola vicino al gruppo.
"Bah! Fra bestie ci si comprende sempre"concluse don Camillo.
 Uscendo Peppone si ritrovò nella cupa notte padana, ma oramai era tranquillissimo perché sentiva ancora nel cavo della mano il tepore del Bambinello rosa.
Poi udi risuonarsi all'orecchio le parole della poesia, che oramai sapeva a memoria.
 "Quando la sera della vigilia me la dirà sara una cosa magnifica!"si rallegrò.
"Anche quando comanderà la Democrazia Proletaria, le poesie bisognerà lasciarle stare. Anzi, renderle obbligatorie!"




domenica 11 dicembre 2016

Stanchi e oppressi



Da "Un attimo di pace"

"Facciamo ogni giorno volontariamente cose che non vorremmo fare.
Schiacciati dentro un ingranaggio, acceleriamo la nostra vita per liberarci il tempo, ma abbiamo sempre meno tempo.Acceleriamo forse come risposta alla nostra finitezza, in definitiva come risposta alla morte.
Finché non arriva il giorno della stanchezza,il giorno della saturazione. La voglia di smettere, anche solo per un istante. Non per sempre. Smettere solo per un momento di essere madri, padri, insegnanti responsabili di qualcuno. Condannati alla prestazione perenne come tanti piccoli Prometeo moderni, mai come ora sentiamo forte l'invito di Gesù: "Venite a me voi che siete stanchi ed oppressi"  E venne il giorno dello Sabbath, il giorno di sabato. Il giorno libero dal fare, per il giorno del non fare.
Il giorno di Dio"
Mancano ancora due settimane a Natale e da oltre un mese siamo attorniati da luci, addobbi e richiami a festeggiare con regali, decorazioni, riunioni  familiari e pranzi luculliani, dando per scontato perché e chi si festeggia, o meglio si dovrebbe festeggiare a Natale.
Gli interessi economici e commerciali con insistenza, aperture con orari prolungati ed offerte allettanti ed imperdibili, ci bombardano e sottopongono gli addetti a turni logoranti che  li fanno arrivare alla data fatidica stremati e con poco tempo e voglia  di vivere in serenità questo santo giorno, senza potervisi preparare in modo adeguato.
Per festeggiare bene il Santo Natale è necessario seguire tante proposte?
Io non ho ancora decorato la mia casa e ricordando come un tempo il presepe e l'albero erano allestiti solo qualche giorno precedente, con attesa e speranza, mi fa sognare una festività senza  tanti  orpelli, ma accompagnata da dolci melodie e buoni e veri sentimenti

giovedì 8 dicembre 2016

La Favola di Natale



Da " Il sasso di Mimma Suraci"

 La favola di Natale di Giovanni Guareschi

 Scritta durante la prigionia nei campi di concentramento, nell'inverno del 1944, per allietare i compagni durante il loro secondo Natale da prigionieri, "La favola di Natale" di Giovannino Guareschi è ispirata da Freddo, Fame, Nostalgia, riconosciuti dall'autore come le proprie Muse. La poesia di un uomo che, in quanto soldato italiano, non si era arreso e si era fatto deportare per mantenere fede al proprio giuramento, è racchiusa in un racconto delicato pieno di ironia e speranza, una favola fatta di coraggio ed amore nonostante la disperazione del campo di concentramento. Albertino è un ragazzino che ha imparato a memoria una poesia da recitare a suo padre per la vigilia di Natale, ma il padre, prigioniero di guerra, non è a casa ed il bambino recita la poesia alla sedia vuota.
La finestra si apre all'improvviso ed i versi si trasformano in un uccellino che vola via nel vento. Allora Albertino decide di andare in cerca di suo padre insieme al cane Flick anche se i due non hanno mai viaggiato prima tranne che per andare dalla nonna, abitante nello stesso isolato. I due attraversano insieme la terra della Pace diretti verso la terra della Guerra e incontrano lungo la via molti personaggi, la favola di Natale di Giovanni Guareschi scritta durante la prigionia nei campi di concentramento , nel inverno del 1944 , serali ha i compagni durante il loro secondo Natale da prigionieri , la favola di Natale di Giovannino Guareschi è ispirata da freddo , fame , nostalgia , riconosciuti dall'autore come le proprie Muse . La poesia di un uomo che , in quanto soldato italiano , non si era arreso e si era fatto dei portare per mantenere sede al proprio giuramento , era chiusa in un racconto delicato pieno di ironia e speranza , una favola fatta di coraggio e d'amore nonostante la disperazione del campo di concentramento . Albertino è un ragazzino che ha imparato a memoria una poesia da recitare a suo padre per la vigilia di Natale , ma il padre , prigioniero di guerra , non è a casa ed il bambino recita la poesia alla sedia vuota . La finestra si aprì all'improvviso e diversi si trasformano in un uccellino che vola via nel vento . Allora Albertino decide di andare in cerca di suo padre insieme al cane lì che , anche se i due non hanno mai viaggiato prima tranne che per andare dalla nonna , abitante nello stesso isolato . I due attraversano insieme la terra della Pace diretti verso la Terra della Guerra e incontrano lungo la via molti personaggi, finché non raggiungono la Foresta degli incontri: una specie di terra di nessuno , dove finalmente si trovano davanti il padre di Albertino, che ha viaggiato in sogno per passare una notte speciale insieme al figlio.
"Questa favola io la scrissi rannicchiato nella cuccetta inferiore di un "castello"  biposto, e sopra la mia testa c'era la fabbrica della melodia . Io mandavo su da Coppola versi di canzoni nudi e in freddo liti, e Coppola me li rimandava giù rivestiti di musica soffice e calda come lana d'angora".
Così scrive l'autore nell' introduzione ricordando la collaborazione con Arturo Coppola, suo compagno di prigionia, che musicò la favola e diresse l'orchestra e il coro dei prigionieri per la rappresentazione "magica" che ebbe luogo la sera del 24 dicembre 1944, nel campo di concentramento.
"I violinisti non riuscivano a muovere le dita per il gran freddo, per l'umidità i violini si scollavano, perdevano il manico. Le voci faticavano ad uscire da quella fame vestita di stracci e di freddo. Ma la sera della vigilia, nella squallida baracca del "teatro", zeppa di gente malinconica, io lessi la favola e l'orchestra, il coro e i cantanti la commentarono egregiamente, e il rumorista diede vita ai passaggi più movimentati".

domenica 4 dicembre 2016

Felicità e Amore: i veri Nomi di Dio



 


 Da: "La cura dell'anima" di Anselm Grùn

Al giorno d'oggi come può Cristo essere il sale della terra? Che cosa significa questo nella società moderna?

 Il sale condisce, disinfetta e conserva. Da questa metafora si evince che il cristiano non può semplicemente adeguarsi e seguire la corrente.
Con la sua vita, che è orientata a Gesù, rende testimonianza di un'altra possibilità dell'esistenza umana con Gesù.
Il cristiano cerca la volontà di Dio.
Bada di essere in pace con se stesso e con gli altri.
Al tempo stesso ha però anche il compito profetico di impegnarsi per la pacificazione di questo mondo, di prestare attenzione agli emarginati e denunciare le tendenze disumane della società odierna.
Non deve semplicemente accontentarsi di come vanno le cose. Dovunque la dignità umana è offuscata e trascurata, deve far sentire la propria voce.
Dev'essere il condimento della società.
E  deve badare a non intorbidire con motivi egoistici il proprio impegno per il mondo.

domenica 27 novembre 2016

Elsa, unica...



Stavo pensando a un nuovo post da pubblicare, quando, anche per l'avvenimento accaduto venerdì, pensavo ad Elsa e mi sono detta:" Da tanto non presenti una persona particolare, a te cara. È il momento di Elsa!!!"
Eccomi a parlare di lei.  Fa parte delle mie amiche del cuore, anche se la conosco da meno di un anno solo telefonicamente e attraverso i messaggi perché abitiamo a diverse centinaia di chilometri di distanza.
Erano entrati in tanti della sua zona in un gruppo di cui faccio parte, solo lei è rimasta!
La prima cosa che mi ha colpito in lei è stata la sua fede granitica che non si lascia scalfire da nessun contrattempo o imprevisto e sa come superarli. Affida tutto a Gesù e Maria e va avanti come un bulldozer, pregando giorno e notte sicura dell'aiuto dal Cielo e dell'esito positivo.
Sapevo che si occupava tutto il  giorno del padre Francesco, ottantanovenne, mentre la sorella era al lavoro. inizialmente lui era mentalmente abbastanza presente, a volte assente perché affetto da alzheimer.
Discutevano spesso animatamente perché, mentre lei, assidua frequentatrice della chiesa voleva coinvolgerlo anche nella preghiera,  lui, tenutosi sempre abbastanza lontano dalle pratiche religiose, si ribellava provocandola con parole e frasi per lei e per chi crede, oltraggiose e blasfeme.
Elsa però non si arrese mai, e pensando alla salvezza eterna del padre, ripeteva:
"Lui deve andare in Cielo con Gesù e Maria e riunirsi a mia madre che lo aspetta lassù".
I mesi intanto passavano come le difficoltà che aumentavano. Ogni tanto Francesco le chiedeva di andare a fare un giro in macchina e Elsa approfittava per andare  a  fare una visita nella chiesa  di un' abbazia in un paese vicino. Lì Francesco si trasformava.
Si soffermava a pregare davanti agli altari e ad ogni statua  e accendeva una candelina.
 Assisteva alla messa e con l'aiuto di un sacerdote del luogo ha ricevuto anche più volte l'Eucaristia. Tornava a casa più tranquillo e  i benefici duravano per un pò.
Anche la malattia purtroppo procedeva e diventava sempre più difficile gestirlo e respingere le sue manifestazioni aggressive. Elsa era sempre più stanca e provata, anche perché di notte non riposava. Aveva promesso a sua madre che si sarebbe presa cura del padre fino alla fine e ha mantenuto fede alla sua promessa.
Una  caduta recente ha immobilizzato a letto Francesco e a poco a poco ha cominciato a spegnersi. Nel pomeriggio di venerdì con accanto Elsa che pregava con lui, ha lasciato questo mondo.
Brava Elsa, hai vinto tu, come dicevi sempre dopo una battaglia.
Grazie, per la forte testimonianza di fede e di amore filiale, in questo tempo in cui sempre più gli anziani concludono la loro esistenza in strutture pubbliche privi dalla presenza di una persona cara...

domenica 20 novembre 2016

Un Angelo capace di salvare la Vita




Da " Brodo Caldo per l'Anima
   Angeli tra di noi "

Dobbiamo pregare gli angeli perché ci vengono dati come custodi
                               Sant'Agostino

 Quando la mia auto sbandò su una strada deserta, temetti di essere spacciata.
Poi udii una voce sommessa e rassicurante e avvertii una presenza misteriosa e benevola. Erano le cinque  e qualche minuto di un nevoso pomeriggio di novembre. Tornavo a casa dal lavoro e speravo di trascorrere una serata tranquilla. Quando girai l'angolo, un procione mi sfrecciò davanti alla macchina.
Sterzando per evitarlo, rimbalzai contro il ciglio, ma quando feci per tornare sulla carreggiata, il volante si bloccò. Presa  dal panico, inchiodai, ma la vettura non si fermò e finii dritta contro un albero. I vetri si frantumarono e il metallo si accartocciò. Sbattei la testa, provai un dolore lancinante al busto e persi i sensi.
 Quando aprii gli occhi fiutai un odore di fumo e benzina. Mi sforzai di riprendere conoscenza. Seppure stordita e confusa, capii, di essere in trappola ma poi mi voltai verso il finestrino e vidi un bell'uomo dal viso gentile con i capelli castani e gli occhi marroni. Indossava una camicia bianca senza giacca. "Sono morta?" domandai. Sorrise e scosse la testa.  "No, è ancora viva", rispose dolcemente e aprì.  la portiera distrutta con uno strato ne. Quindi mi spaccio. la cintura di sicurezza e mi prese in braccio.
Mi sembrò di fluttuare nell'aria quando mi estrasse dell'abitacolo e mi trasferì una decina di metri più in là, adagiato a terra. Tremando per lo shock e il sollievo, mi toccai la testa dolorante e sentii il sangue. Lo sconosciuto si inginocchiano e mi conforto, tamponamenti con un panno. Infine mi avvolse in una morbida coperta.
"Stanno arrivando i soccorsi. Andrà tutto bene.". Era così garbato e aveva una voce così soave che non potei fare a meno di rilassarmi. Il mio ricordo successivo sono i paramedici che mi caricava sull'ambiente e i vigili del fuoco che spiegheranno le fiamme sprigionare dall'auto. "Aspettate!"urla . "Devo ringraziarlo!".
"Ringraziare chi?" chiese un paramedico. Quandoggli racconta la storia, tuttavia, scrollò il capo. "Qui non c'era nessuno, quando siamo  arrivati. Era stesa a terra...da sola".
"Che fine ha fatto la coperta in cui mi ha avvolta?".
" Non abbiamo trovato nessuna coperta".
All'inizio sospettano che avessi avuto un'illuminazione, ma qualcuno aveva chiamato il 911- anche se la telefonata non era rintracciabile e tutti conclusero che non sarei stata in grado di uscire dalla vettura per conto mio. "Ancora qualche minuto, e la macchina sarebbe esplosa con lei dentro", dichiarò il meccanico.
Cercai il mio salvatore per settimane, ma invano. Vedo ancora il suo viso ogni volta che chiudo gli occhi...

lunedì 14 novembre 2016

Dal Mondo...



Nella casa della formica la rugiada è un'inondazione...

Un cammello non prende in giro un altro cammello per le sue gobbo (Egitto)

Quando il vicino ha sbagliato tu alzi il dito, ma quando sei tu ad aver sbagliato, ti nascondi (Congo)

Solo lo stolto percorre correndo il cammino della vita senza soffermarsi ad osservare le bellezze del Creato (Tibet)

L'amore è cieco ma sa vedere da lontano (Russia)

Il fiume si ingrossa a causa dei piccoli ruscelli (Congo)

Quando l'ultimo albero sarà stato tagliato, l'ultimo animale abbattuto, l'ultimo pesce pescato, l'ultimo fiume inquinato,  allora vi accorgerete che il denaro non si mangia (Indiani d'America)

Senza sofferenza  non c'è scienza (Russia)

La tartaruga non abbandona la sua corazza (Lesotho)

Troppa oppressione può produrre un'esplosione (Palestina)

Sbagliando la strada si impara a riconoscere la propria (Tanzania)

Amerai sempre chi ti ama, fosse pure un cane (Marocco)

Un tarlo benché piccolino può far cadere un albero grande (Australia)

Le cime delle colline sono vicine, ma la strada che vi porta è lunga (Samoa)

Popolo senza educazione è come  cibo senza sale (Etiopia)

domenica 6 novembre 2016

Cento Anni dopo...


Purtroppo le attuali condizioni fisiche non mi hanno permesso di partecipa
re ad un evento onorevole per la nostra famiglia a cui avrei partecipato volentieri, per rendere omaggio allo zio paterno che ha dato la vita per la Patria.
Mio nipote Sandro, unico e più giovane discendente maschio della famiglia, durante la giornata si è tenuto in contatto con me attraverso video e foto.
Ecco la sua testimonianza:

       Aquileia, 29/10/2016

Cento anni dopo, per Sante ed il suo piccolo posto nella storia.

Dall’atto di morte di Sante Pedrina recuperato presso l’Archivio di stato civile del Comune di Torre di Mosto: “…l’anno 1916 addì 3 del mese di agosto, nell’ospedale da campo 063... … mancava ai vivi alle ore cinque e minuti trenta in età di anni ventuno il soldato Pedrina Sante del 207° Reggimento Fanteria, undicesima Compagnia, pervenuta dal 25° Reggimento Fanteria, al numero 743 di matricola, classe di leva 1895, Distretto Militare di Venezia, nativo di Torre di Mosto, figlio di fu Sante e Salviati Annunziata, celibe, morto in seguito a ferita da arma da fuoco a foro unico spalla destra, e ferita a foro penetrante regione lombare destra senza foro d’uscita (pleuropolmonite), sepolto a Schio nel cimitero comunale...”.
Ho voluto iniziare dalla fine perché tutto ha avuto inizio da qui. Da questo documento recuperato negli archivi comunali da Silvio, dopo aver parlato un giorno per caso con mio papà di quel lontano nostro parente morto nella Grande Guerra, di cui sapevamo poco, forse solo che era caduto in un’imprecisata zona del fronte trentino.
Da allora, forte della grande passione che ha per l’argomento e dell’esperienza ormai acquisita in materia, Silvio, che ringrazio a nome di tutta la famiglia per il suo impegno e la sua disponibilità, si è prodigato cercando tutta la documentazione esistente su Sante e ci ha suggerito la possibilità di richiedere, attraverso il Progetto Albo d’Oro, di cui noi non eravamo a conoscenza, una medaglia commemorativa, prevista per i discendenti dei 529.025 caduti nel primo conflitto mondiale, i cui nominativi sono inseriti in un grande archivio del Ministero della Difesa, inizialmente cartaceo, e in seguito digitalizzato, denominato appunto Albo d’Oro.
Onorare la memoria di tutti i Caduti attraverso un riconoscimento simbolico e la partecipazione delle famiglie che hanno avuto un proprio congiunto tra i soldati morti nella carneficina della Prima Guerra Mondiale. E' questo il significato della medaglia commemorativa dell'Albo d'Oro, che oggi ci vede qui riuniti.
Come ha spiegato in fase di presentazione del progetto il responsabile del Coordinamento Albo d’Oro, Roberto Machella, e mi piace citarlo perché condivido pienamente le sua parole, “il progetto mira a ricordare la dignità di ogni caduto e a dare importanza alla storia e alle memorie di ogni famiglia che è inserita nella storia dell’unità d’Italia”.
E allora, a proposito di dignità di ogni caduto e di storia e memorie di ogni famiglia, a me adesso viene di rivolgermi a te direttamente, nella veste di tuo pronipote.
“Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il 24 maggio…” inizia così la canzone più famosa della Grande Guerra.
Una data, un destino, caro Sante.
Già, fino a pochi giorni fa nessuno sapeva che la tua data di nascita riportata sul frontale della tua lapide commemorativa in cimitero a Torre (12/08/1895) non era quella corretta.
Poi, grazie a una recente serie di verifiche tra quella riportata nell’archivio dell’Albo d’Oro, 24 maggio appunto, che ha inizialmente ingenerato il mio dubbio, ed un successivo confronto con l’atto di nascita, gentilmente fattoci avere da Silvio, abbiamo appurato che, chissà per quale arcano motivo, quella del 12 agosto non era esatta.
Una data, un destino. Non potevi sapere in quel lontano giorno del 1895, in cui sei venuto alla luce, che esattamente vent’anni dopo, il 24 maggio 1915, anche il nostro Paese sarebbe entrato in guerra, e che quella luce per te si sarebbe spenta presto, interrompendo per sempre la tua giovinezza, solamente 21 anni dopo, in un giorno di agosto, dalle parti di Schio, morendo solo, come milioni di altri giovani, in un ospedale da campo, ferito e probabilmente sofferente, senza nessuna persona cara vicino, che ti potesse assistere o dare conforto.
Di te non ci è rimasta che una leggendaria foto in divisa, i tuoi atti di nascita e di morte, il tuo nome scolpito per sempre nel marmo del monumento ai Caduti nella piazza del paese. Il portafoglio che avevi addosso quando arrivò il colpo, restituito alla famiglia ancora sporco di sangue dopo la tua morte, riposto per anni in un cassetto di casa, da qualche anno purtroppo è andato perduto.
Fin da bambino ho guardato curioso e rapito il tuo ritratto sul quadro appoggiato per terra contro la parete, in un angolo del graneret in soffitta, interrogandomi su chi fosse il soldato di quella guerra lontana, sul tuo sguardo smarrito come quello di chi sa di trovarsi di fronte ad una cosa più grande, che porterà sventura; mai potevo immaginare che un giorno mi sarei rivolto direttamente a te, a cento anni di distanza.
Magie della storia, come quella che oggi, tu, Silvio ed io siamo riusciti a creare, riunendo i tuoi pronipoti in questa terra, dove i Pedrina, da sempre legati alla sua gente per le vicende commerciali e umane risalenti ai tempi dea botega, si sentono e si sentiranno sempre un po’ come a casa.
Concludo promettendoti che faremo sistemare le date sulla tua lapide in cimitero a Torre (anche quella di morte è sbagliata) e verremo a trovarti a Schio, dove riposi da oltre un secolo, insieme ad altri 5000 giovani, andati avanti prima del tempo, come è capitato a te.
E in quel mazzo di fiori che verremo a portarti, anche se non ti abbiamo mai conosciuto, ci sarà tutto l’affetto della tua famiglia che oggi si è ritrovata qui per ricordare i tuoi vent’anni perduti, per onorarne la memoria, e qualcuno lo ha fatto indossando anche la divisa, e per consacrare il tuo piccolo posto nella storia.
Ragazzo senza fortuna dallo sguardo impaurito, fratello sconosciuto di mio nonno Vittorio, semplice arredo di casa dentro ad un quadro fino a ieri, dicono che il tempo è galantuomo.
Oggi quel tempo è arrivato e non sarai più così solo.
Da stasera troverai compagnia ed affetto dentro alle case di ognuno di noi e il ricordo di te non passerà.
Il tuo nome e il tuo volto immortali su queste medaglie, su queste cartoline.


Un tuo pronipote

domenica 30 ottobre 2016

Buoni Compagni



Da "L'ARTE DI ANDARE AVANTI" di Jorge Bucay
(Seconda parte)

 Passarono le ore e i giorni. Solo dopo qualche settimana il gruppo incontrò un'altra oasi ma come la precedente, era circondata da un recinto ed era custodita da un guardiano.
C'era anche il cartello che diceva:
                                                         "Paradiso"
" Per favore" supplìcò l'uomo abbiamo bisogno di acqua e di riposo".
 "Ma certo, passate pure" rispose la guardia
 "Ma non entro senza il mio cavallo e il mio cane", avverti l'uomo.
"Ma certo. Entri chi ha bisogno. Tutti quelli che arrivano sono i benvenuti" disse la guardia.
L'uomo lo ringraziò  e i tre corsero verso l'acqua fresca.
" Siamo passati per un altro Paradiso prima di giungere qui", raccontò il viaggiatore dopo essersi rinfrescato, ma non mi hanno permesso di entrare con gli animali... .
"Ah sì" spiegò" la guardia "Quello era l'inferno".
"Come è possibile" si lamentò l'uomo.
"Voi dovreste fare qualcosa perché non si svii" il cammino verso il Paradiso.
"No"disse l'uomo vestito di bianco.
"In realtà ci fanno un gran servizio. Evi Ntano che giungano fino  qui le persone che sono capaci di abbandonare i loro amici...

 Come ho detto, nessuno va lontano senza l'amore degli altri.
Nessuno va lontano dimenticandosi di coloro che ama... "     

venerdì 28 ottobre 2016

Buoni COMPAGNI



Da: "L'ARTE DI ANDARE AVANTI" di Jorge Bucay

" Troppe volte, correndo in lungo e in largo nel tentativo di non perdere nulla, perdiamo noi stessi, le persone che ci circondano e il vero piacere di condividere la nostra vita con gli amici. Detto ciò, adesso voglio condividere con voi questo antichissimo racconto.

"Mentre un uomo attraversava il deserto, fu colto da una terribile tempesta di vento e pioggia. Tra il fragore dei tuoni, nella lotta contro le folate di sabbia  che gli ferivano il volto, procedeva a tentoni tirando le redini del cavallo e trattenendo il suo cane.
 Improvvisamente dal cielo si udì un forte  boato e un fulmine cadde colpendo l'uomo e i due animali.
La morte fu così improvvisa e inaspettata che nessuno dei tre se ne accorse e continuarono a vagare per un altro deserto, senza rendersene conto.
Terminata la tormenta, il sole incominciò a splendere alto nel cielo e la calura divenne insostenibile. Passarono le ore e i tre avevano bisogno di riposo e di acqua, ma il sole sembrava non tramontare mai e la sete era sempre più insopportabile.
Improvvisamente l'uomo vide una pozza d'acqua circondata da palme e i tre corsero verso quella zona d'ombra. Quando si avvicinarono, sì resero conto che il luogo era recintato e che una guardia stava di fronte all'entrata, sotto un cartello in cui c'era scritto:
                                                     " Paradiso "
L'uomo chiese il permesso di entrare per bere e riposare,  ma la guardia gli rispose: "Tu puoi passare, straniero, ma il tuo cavallo e il cane rimangono fuori".
"Ma anche loro hanno sete, e oltretutto sono con me", disse l'uomo.
"Ti capisco" ribattè la guardia "ma questo è il Paradiso degli uomini, e gli animali non possono entrare. Mi dispiace".
L'uomo guardò l'acqua...e l'ombra. Era davvero sfinito, tuttavia rispose...
" Non a queste condizioni ".
Prese le redini del cavallo, chiamò il cane con un fischio e proseguì nel suo cammino...
                                         ( continua )

domenica 23 ottobre 2016

Chi si umilia sarà esaltato


 Dall' omelia del vescovo  Antonio Riboldi del 23 ottobre 2016

Ottobre è il mese che la Chiesa dedica alla missione: è necessario continuare ad evangelizzare ripetendo che ogni uomo, nessuno escluso, non è totalmente uomo, creatura di Dio, se non è illuminato e sostenuto dalla stupenda verità che Gesù ha condiviso con i suoi, cioè la buona novella del Vangelo: samo tutti amati dal padre e lui attende il nostro amore, una verità che deve diventare esperienza di vita.
 In questo mese è doveroso pensare ai tanti missionari che senza badare ai sacrifici, condividendo la povertà di tanti, mettendo in conto il pericolo di sacrificare la vita, portano l'amore di Dio in terre lontane e spesso pericolose, ma proprio il ricordarli ci deve spingere ad altre  generosità, iniziando la missione evangelizzatrice nelle nostre famiglie, nelle comunità, ovunque... senza false paure, ma anche seguendo la via maestra per diventare portatori della gioia del Vangelo, facendone partecipi i nostri fratelli - vera essenza della missione  e cioè l'umiltà: " Chiunque si esalta sarà umiliato e chi si  umilia sarà esaltato.       La parola  di Gesù nel Vangelo di questa domenica è diretta a noi, Suoi discepoli, che viviamo in un tempo in cui si assiste alla voglia sfrenata di mettersi in mostra, di'contare', senza più la capacità di 'guardarsi dentro' e riconoscere il 'poco' che siamo.
Sembra ripetersi all' infinito, nella storia dell'uomo la tentazione che in origine portò i nostri progenitori a disobbedire a Dio per...diventare come LUI.
Si  è persa in troppi la misura della propria condizione di semplice creatura, per cui si fa di tutto per 'sentirsi  onnipotenti'..., senza più pensare che è ben altra la 'vera immagine divina', che dobbiamo coltivare dentro di noi e davanti agli occhi di Dio.
Così oggi Dio ci parla...                           
 

sabato 22 ottobre 2016

La vera Ricchezza


In uno dei post, non ricordo quale, osservavo che gli amici veri si possono contare forse in una sola mano. In questo periodo particolare, attorniata dalle cure e dall'affetto della famiglia, dei parenti, di tanti convenevoli e qualche delusione, mi sono trovata sommersa da un' attenzione particolare di diversi amici che desideravano essere informati sul mio stato di salute.
Doverosamente avrei dovuto rispondere e non sempre l'ho fatto per le necessarie lunghe spiegazioni e la difficoltà in cui mi trovavo.
Ieri sera, prendendo atto delle risposte che dovevo dare, ho scritto i nomi delle persone, di lunga data, ma anche recenti, che ritengo siano veramente amici.
Pensavo di averne circa come il numero delle dita di una mano e, mano a mano  che scrivevo, il numero aumentava.
Con mia grande sorpresa mi sono accorta che sono ben 11!!!.
Ho constatato perciò di possedere "LA VERA RICCHEZZA".
Non è mia abitudine scrivere nomi, ma sapendo che mi leggono si riconosceranno.
A loro va il mio più caloroso ringraziamento, con l' impegno di mettercela tutta per ritornare quella di prima, grazie anche al loro affetto e sostegno.
L'amore e l'amicizia sono veramente le cose più importanti della vita!!!.
Grazie amici............

venerdì 14 ottobre 2016

Quando tocca a Te...



Pur partecipando emotivamente e con la vicinanza alle situazioni di sofferenza delle persone che conosciamo o che amiamo... è tutt'un'altra cosa quando la malattia e la sofferenza la sperimenti sulla tua pelle...
Sono reduce e in convalescenza dopo un intervento chirurgico importante per il quale sono stata ricoverata una settimana.
Dopo la visita che ne confermava la necessità, ho passato dei giorni in cui non so 'dov'ero' veramente. Non me lo aspettavo proprio e la nuova situazione mi ha riportata indietro nel tempo, a quando in famiglia avevamo vissuto due anni  di speranza e sofferenza.
Avevo la mente confusa, contrariamente alla mia indole, non avevo voglia di far niente e i miei piani immediati erano andati in fumo.
Per tirarmi su e come auspicio mia figlia mi diceva che il Signore mi  presentava una nuova esperienza che mi avrebbe sicuramente arricchita.
Sono stata ricoverata in una delle più eccellenti strutture specializzate del nord, ad Aviano, dove si respira 'veramente' interesse, grande professionalità e ci sono tutte le attenzioni, anche le più piccole,  per i pazienti, che ti fanno sentire, ascoltato e curato amorevolmente. Quanta presenza, semplicità e disponibilità del personale medico e assistenziale. Un grande plauso e ringraziamento a tutti, per aver sperimentato la grande efficienza del Centro che mi ha permesso di approfondire la mia conoscenza e  la presenza di due nuove coraggiose amiche.

venerdì 7 ottobre 2016

Regali per il Maharajah




Da" Lascia che ti racconti " di Jorge Bucay

"Una volta, un maharajah che aveva fama di essere molto saggio compì cent'anni. L'evento venne accolto con grande gioia, perché tutti volevano bene a chi li governava. Per l'occasione si organizzò una grande festa a palazzo e vennero invitati i più potenti signori del regno e di altri paesi.
Giunse il giorno dei festeggiamenti e una montagna di regali troneggiava nell'entrata del salone dove il maharajah avrebbe salutati gli invitati.
Durante la cena il maharajah chiese ai servitori di dividere i regali in due gruppi: quelli che avevano il mittente e quelli che non si sapeva chi li avesse mandati.
Al dessert, il re mandò a prendere i due mucchi di regali.
Uno era composto da centinaia di grandi e costosi regali mentre l'altro era più piccolo, non più di una decina di omaggi.
Il maharajah iniziò ad aprire i regali del primo mucchio chiamando uno per uno tutti coloro che li avevano mandati.
E uno per uno li faceva salire sul trono e riceva: "Ti ringrazio per il tuo regalo, te lo restituisco e siamo amici come prima". E gli restituiva il regalo, qualunque esso fosse. Quando ebbe finito con il primo gruppo, si avvicinò alla seconda montagnola di regali e disse: "Questi regali non hanno il mittente. E questi intendo accettarli perché non mi obbligano a fare nulla e, alla mia età, non è bene contrarre debiti",

sabato 1 ottobre 2016

Proverbi dal Mondo




I lavori delle donne sono numerosi come le stelle del cielo  (Kenya)

pesso il desiderio di ciò che non hai non ti permette di godere di ciò che possiedi
                                                                                     (Cina)
Non piantare la tua vigna al lato della strada: chiunque vi passi, se ne prenderebbe un grappolo                                                                       (Cile)

Il cammino attraverso la foresta è lungo solo se non si ama la persona che si va a trovare
                                                                                       (Congo)
Assicurati che la candela sia accesa, prima di spegnere il fiammifero    (Antille)

Il bambino che non è mai uscito di casa pensa che solo sua madre sa fare il sugo
                                                                                        (Benin)
È più facile proteggersi i piedi con i sandali che coprire di tappeti tutta la terra
                                                                                         (India)
La padronanza di sé è il frutto della conoscenza di sé stesso   (Mali)

È meglio sapere dove andare e non sapere come, che sapere come andare e non sapere dove                                                                                 (Messico)
Fai attenzione a ciò che è detto, non a colui che lo dice   (proverbio arabo)

L'uomo che rimuove una montagna comincia col trasportare le piccole pietre  (Cina)

È con le proprie parole che si entra nei pensieri altrui       ( Ghana)

L'intelligenza  è ricchezza                                                     ( Kenya)

Anche la mucca nera fa il latte bianco                                 (Guinea)
    

              

sabato 24 settembre 2016

Un piccolo Atto di Gentilezza



Da "Brodo caldo per l'ANiMA, per le DONNE

Era il giovedì della bontà, il giorno della settimana in cui io e le mie figlie entravamo in servizio. Sì trattava di un appuntamento settimanale che io e le mie due bambine avevamo istituito da un paio di anni.  Il giovedì era per noi il giorno in cui uscivamo e andavamo  a compiere una buona azione a favore del prossimo. Quel particolare giorno non avevamo un'idea precisa riguardo all'azione che avremmo portato a termine, ma sapevamo che l'occasione per essere "buone" si sarebbe presentata.
Mentre guidavo nel traffico della strada di Houston, sperando di imbattermi presto in una situazione che potesse favorire il nostro Atto di Gentilezza della settimana, le lancette dell'orologio mi  informarono che era mezzogiorno e le mie due bambine cominciarono ad avvertire i morsi della fame. Intonarono così un coro al quale non potevo prestare orecchie da mercante:  "McDonald's McDonald's. Mentre proseguivo lungo la strada mi capitò di notare, come se fossi stata colta da un'illuminazione, che a ogni incrocio sostava un mendicante. Il pensiero mi attraversò la mente repentino: se a quell'ora le mie due bambine erano affamate, non c'era dubbio che anche quei mendicanti dovevano esserlo. Perfetto! L'occasione per realizzare il nostro Atto di Gentilezza si era presentata. Avremmo offerto il pranzo a ogni singolo mendicante presente su quella strada.
Dopo aver individuato un McDonald's dove le mie figlie scelsero due Happy Meal, ordinai altri quindici pasti da offrire a quelle persone bisognose. Dopodiché ripartimmo a bordo dell'automobile per attuare la distribuzione. Fu davvero un enorme piacere! Accostavo l'auto vicino al mendicante, gli porgevo un'offerta in denaro e tutte e tre gli rivolgevamo i nostri auguri. Poi, prima di ripartire, aggiungevamo: "Oh, a proposito...buon appetito!". Dopodiché partivamo veloci in direzione dell'incrocio successivo.
Pensai che quello era il modo migliore di offrire qualcosa ai bisognosi. Noi non avevamo il tempo di presentarci nè di spiegare qual era il nostro scopo e loro non avevano il tempo di ringraziarci. L'Atto di Gentilezza era quindi anonimo e legittimo da entrambe le parti. Per di più, noi eravamo felicissime di ciò che vedevamo nello specchietto retrovisore: una persona sorpresa  ed entusiasta ci guardava con il sacchetto contenente il pranzo sollevato a mezz'aria , mentre noi ci allontanavamo. Un'esperienza fantastica !
Eravamo quasi giunte alla fine della nostra strada dov'era ferma una donnina che chiedeva l'elemosina . Noi le offrimmo gli ultimi spiccioli della giornata e il sacchetto con il pranzo, dopodiché mi impegnai in un'inversione a U per dirigermi senza indugi nella direzione opposta, verso casa. Sfortunatamente il semaforo era rosso e fummo costrette a fermarci all'incrocio dove sostava la donnina. Ero imbarazzata e non sapevo proprio come comportarmi; non volevo che lei si sentisse obbligata a ringraziarci o a compiere qualsivoglia gesto.
Lei invece, si diresse verso di noi. Abbassai il finestrino proprio mentre lei cominciava a parlare: "Nessuno era mai stato tanto gentile con me prima d'ora", mi spiegò  con stupore. "Be' ci fa piacere di essere state le prime", risposi. Mi sentivo a disagio e volevo cambiare argomento così le chiesi: "Allora, quando pensa di cominciare a pranzare?".
Lei mi guardò con i suoi grandi occhi tristi e mi rispose: "Oh, cara, non lo mangerò io il contenuto di questo sacchetto", La sua risposta mi lasciò perplessa, ma lei proseguì spiegandomi: "Vede, anch'io ho una bambina a casa che va matta per le prelibatezze di McDonald's; io non posso comprargliele perché non ho mai abbastanza soldi... Invece stasera, la mia bambina potrà gustarsi un vero Happy Meal!".
Non so se le mie figlie si accorsero che avevo le lacrime agli occhi. Tante volte mi ero chiesta se quei nostri Atti di Gentilezza non fossero, dopo tutto, una goccia nel mare, troppo piccoli e insignificanti per fare davvero del bene a qualcuno. Eppure, quel giorno, capii quanta verità racchiudono le splendide parole di Madre Teresa di Calcutta: "Non possiamo compiere grandi imprese, ma solo piccole imprese con grande amore".

sabato 17 settembre 2016

#estatedellavita



Dalla Stampa del 7 agosto 2016

" i giorni precedenti la partenza per Asti li volli dedicare al mare e, come sempre facevo quando ancora abitavo a Crotone, mi rifugiai alla Punta per qualche tuffo da quegli scogli che conoscevo a menadito. L'acqua era tiepida, agosto culminava la sua parte d'estate con la calura feroce e l'acqua era l'antidoto al boccheggiare. Era avvenuto, qualche giorno prima di Ferragosto, che sul mare calasse una fittissima nebbia e tutti rimanemmo sbigottiti e timorosi che potesse capitare qualche sortilegio legato alle dicerie su una prossima fine del mondo. Io considerai il fenomeno come un saluto della mia terra. Non che lasciare Crotone al culmine di quella strana estate mi garbasse  tanto. Mio padre era già ad Asti e aspettava che lo raggiungessi.
La mia infanzia si era incasinata, avevo saltato alcuni passaggi, e ora, mi ritrovavo pronto a partire e quel girovagare per la spiaggia di Crotone era  l' inutile tentativo di riempirmi gli occhi e la mente di quel posto magico che tanto amavo. Mio zio era comparso per riportarmi alla palazzina e a Crotone mi ci avrebbe riaccompagnato il 14 agosto per prendere il treno per Asti. Fu un viaggio lungo, insonne. Non avevo la precisa idea di quello che avrei trovato. Alla stazione di Asti trovai la stessa nebbia che aveva offuscato il mare giorni prima. L'altro lato del sipario, la nuova scena che andavo a a cominciare. Mi resi conto che ero stato catapultato in un mondo estraneo che non mi apparteneva o, meglio, a cui non appartenevo. Riabbracciare  mio padre acuì la sensazione di essere in trappola. Per molto tempo gli rimproverai, in cuor mio, il fatto che non mi avesse mai parlato come facevano altri padri con i loro figli. C'era quell'amore immenso che la mamma divideva tra noi tutti, la sua allegria contagiosa. Il pensiero che lei fosse rimasta  alla palazzina di Polligrone con il resto della famiglia mi fece venire in mente la sua voce e quella di nonna Giovannina.
 A Crotone la gente, a Ferragosto, fa tante cose. Le strade si animano e tutti hanno un posto dove andare a passare la giornata in allegria. Le strade di Asti erano desolatamente deserte e le saracinesche dei negozi abbassate, si capiva che molti erano andati via per passare la giornata in allegria. Ferragosto è uguale in tutto il mondo, pensai. Alle prime luci di quel lontano Ferragosto la nuova scena si aprì in un teatro senza spettatori, senza musicanti, senza attori. Il mondo mi apparve come una landa deserta dove risuonavano echi lontani di passi felpati e anche il sole, più tardi,  non riuscì a rianimare una città che non ne volle sapere del mare che avevo lasciato poche ore prima   e che tornava a lambire i miei piedi posati su una terra immemore di un mare che l'avvolse molte scene fa .
                                                                                                                   Gregorio Crudo

domenica 11 settembre 2016

In dirittura di arrivo: AUTUNNO



Manca solo una dozzina di giorni e  il calendario ci segnerà l'arrivo di una nuova stagione, tenue, dolce, ma triste perché ci avvia progressivamente verso l'inverno freddo, più buio che porta con sé timori, incognite e più solitudine per chi  è limitato ad uscire e di conseguenza anche le occasioni di compagnia si rarefanno..
Già nell'ultimo mese d'inverno cerchiamo di scoprire i segni dell'arrivo della primavera che nel nostro subcosciente è simbolo di apertura di vita, di speranze, che anche se non si avverano, ci accompagnano comunque per diversi mesi.
Il mio risveglio, sempre molto mattiniero, di giorno in giorno in primavera mi offre uno spettacolo sempre più luminoso e anticipato dell' apparire del sole.
Già in agosto di sera in sera notiamo come il tramonto del sole si anticipi e fortunatamente l'ora legale che si protrae a lungo e ricomincia in marzo riduce a qualche mese il periodo in cui alle quattro del pomeriggio siamo quasi al buio.
Essendomi imposta di guardare solo al bicchiere mezzo pieno, voglio cercare di vedere solo i molti aspetti positivi che l' autunno porta con sé. Negli ultimi anni la temperatura abbastanza mite si è protratta fin quasi a Natale e speriamo sia così anche quest'anno.
La natura si ammanta di colori splendidi in molteplici sfumature, soprattutto del marron,
dell'arancio, del giallo e del verde.
Tante fresche verdure e saporiti frutti giungono a maturazione: mele, pere, uva, noci, nocciole, ed in particolare le castagne che ci fanno ricordare caminetti accesi, il profumo  di castagne e abbrustolite, accompagnate da un frizzante bicchiere di  vino nuovo e la compagnia di persone che amiamo e ci amano....
Voglio proporre soprattutto a me di non lasciarmi influenzare da un'atmosfera languida e triste che spesso l'autunno ispira e continuare ad assaporare ed a vivere in pienezza tutto gli aspetti positivi che la vita ancora mi riserva......Buon sereno autunno

martedì 6 settembre 2016

Fai un Passo indietro



Da "Brodo caldo per l'anima": ANGELI TRA DI NOI

Sì tratta di scegliere se credere in sette vie di fuga la settimana o in un angelo custode
                                                                   Robert Braun

"Mio figlio Ryan aveva dieci anni e andava matto per il calcio. Lo si vedeva di rado senza un pallone tra i piedi. Una sera andai a prenderlo agli allenamenti. Era buio e le luci intense proiettano lunghe ombre sul campo. Il vento cominciò a soffiare da sudest. Si stava preparando uno dei temporali che spesso flagellato la Florida centrale.   Ryan era in porta, impegnato a parare i tiri dei compagni in attesa dei loro genitori, quando una raffica di vento sollevò la struttura di legno, che non era ancorata al terreno da sacchi di sabbia o altri oggetti pesanti. Il telaio massiccio cadde avanti, con la traversa che precipitava diritta verso la testa di mio figlio.
 Lui e gli altri non se ne accorsero. 
Non sapevo cosa fare, Se lo avessi chiamato, forse si sarebbe voltato ma non si sarebbe mosso, oppure si sarebbe diretto verso di me ma avrebbe continuato a essere in pericolo. Volevo che corresse lontano dalla porta, ma temevo che non sarebbe stato abbastanza veloce. 
Sentendomi impotente, tacqui, ma il mio cuore lanciò una preghiera a Dio. 
D'un tratto Ryan, apparentemente ignaro di tutto, fece un passo indietro, entrando nella porta una frazione di secondo prima che la struttura toccasse terra. Gli mancò  la testa di pochi centimetri, precipitando nel punto in cui era stato fa era stato fino a poco prima. 
Corsi da lui.
"Stai bene? Meno male che ti sei spostato. Che cosa ti ha spinto a farlo? Era l'unico modo per salvarti" Mi resi conto di quanto fossero vere quelle parole mentre lo aiutavo a uscire da sotto la rete.
" Ti ho sentita urlare: "Fai un passo indietro!"e ho obbedito". "Ma io non l'ho detto niente. Nessuno ha parlato. È successo tutto così in fretta che non avrei nemmeno saputo cosa dire".
Ci guardammo, con lo stesso pensiero che ci attraversava la mente. 
"Credi che sia stato il mio angelo custode?" Chiese. "Sì".
Ringraziai Iddio per aver risparmiato mio figlio.
       

martedì 30 agosto 2016

La Saggezza nel Mondo



Non gettare la pietra nel pozzo dopo averci bevuto ( proverbio arabo )

 È meglio essere severi con se stessi e benevoli verso gli altri ( Cina )

L'uomo fa dei progetti, la morte ne fa altri (Tanzania)

Un libro contiene una casa d'oro (Cina)

Siamo viandanti e andiamo per la stessa strada: saremmo stupidi se non ci aiutassimo(Cile)

Una piccola nuvola non può nascondere molte stelle (Australia)

I difetti sonnecchiano, ma non muoiono (Burundi)

Non è mai troppo tardi per imparare (Giappone)

È più facile deviare il corso di un fiume che cambiare il corso di un cattivo soggetto (Cina)

Dove c'è volontà c'è soluzione (Vietnam)

Confidare un segreto ad una persona indegna è come avere tra le mani un sacco bucato di grano (Sudan)

Chi non conosce il sentiero è meglio che chieda (Sudan)

Sì incomincia ad invecchiare quando si smette di imparare (Mali)

Ogni fidanzato è bello, ogni morto è buono (Colombia)

Meglio avere meno tuoni nella bocca e più luce nelle mani ( proverbio navajo)

L'uomo non può prendere due sentieri alla volta (Mali)



sabato 20 agosto 2016

La Pietra della Donna saggia



Da "Brodo Caldo per l'Anima per le donne"

"Una donna saggia che attraversava le montagne trovò in un corso d'acqua una pietra preziosa.
Il giorno dopo la donna s'imbattè in un viandante che aveva fame,  lei aprì  la sua sacca per estrarne del cibo.
Il viandante affamato vide la pietra preziosa nella sacca, la ammirò e chiese di poterla tenere.
La donna gliela offrì senza la minima esitazione. Il viandante se ne andò, rallegrandosi della fortuna che gli era capitata.
Sapeva che la pietra valeva tanto da garantirgli un futuro sgombro da problemi. Ma alcuni giorni più tardi, tornò sui propri passi in cerca della donna.
Quando  la trovò le restituì la pietra dicendole  :
"Ho riflettuto molto . So quanto è preziosa questa pietra, ma gliela restituisco nella speranza che lei possa offrirmi qualcosa di maggior valore. Se può, mi faccia dono di ciò che custodisce dentro di sé e che l'ha spinta ad essere tanto generosa da regalarmi la pietra.

lunedì 15 agosto 2016

Bellezze paesaggistiche: Eredità del passato



Siamo al culmine del periodo delle vacanze e passeggiando sola intorno al lago di Auronzo mi si affollano pensieri in libertà che vanno anche ai tempi più remoti.
Frequento questa località da quasi quarant'anni e soprattutto ora che qui sono sola, nei giorni più caldi dell'estate definiti insopportabili da chi è a casa mi rendo conto della "fortuna" di poter godere  di un clima piacevole e di un paesaggio molto bello.
Negli ultimi anni vi soggiorno più a lungo e mi sono sempre più affezionata anche grazie alle appassionate e documentate descrizioni  che mi riferisce una signora del posto che conosco da molti anni. In altri post, dopo che avrò consultato un libro che ne descrive origini, caratteristiche, usi e costumi, riferirò quello che  mi sembrerà interessante per chi, anche casualmente, incontra il mio blog.
Oggi è domenica ed in me emerge la parte spirituale che affonda le radici negli abissi del tempo. Nei primi anni di solitudine quando mi trovavo a passeggiare malinconica, soprattutto quando incontravo le persone che camminavano in compagnia conversando  fra loro, pensavo con chi avevo scambiato qualche parola in quel giorno e ricordavo una telefonata o qualche frase che avevo pronunciato mentre facevo qualche acquisto.
Non è durato a lungo quel periodo perché, come ho invitato tante volte a fare, ho guardato al bicchiere mezzo pieno che era in mio possesso. Mi sono resa conto dell'enorme privilegio di aver la possibilità di usufruire a lungo di un periodo di vacanza e in un luogo incantevole. Ho cominciato allora ad aprire, anzi a spalancare gli occhi, il cuore e la mente e ad osservare ciò che mi attorniava. Nell'ultimo cinquantennio il turismo, è diventato di massa, a portata di gran parte della popolazione.
Tanti paesi, vissuti per secoli in un grande isolamento, grazie anche al progresso, si sono ritrovati invasi da una moltitudine che in bene e in  male ne ha modificato le caratteristiche e le abitudini.
La mia parte spirituale mi fa pensare a Chi nella notte dei tempi ha preparato le bellezze che possiamo ancora ammirare, anche se le montagne, non rispettate e violentate  da eccessivi interventi dell'uomo, dal traffico, dall'inquinamento e da precipitazioni atmosferiche anomale, ci lanciano segnali di allarme. In questi ultimi anni smotamenti, e frane si susseguono  nell'arco alpino,  coinvolgendo anche le vette piu conosciute ed ammirate.
A tutto ciò ho pensato in un recente spostamento in cui al notevole traffico automobilistico si aggiungeva anche quello motociclistico e di tanti turisti che si inerpicavano verso i passi più alti a bordo di sofisticate bici.
La temperatura piacevole, a volte anche fresca  sottrae  alla morsa del caldo ed attira molti turisti anche solo per una gita giornaliera.
Mi ritrovo spesso ad ammirare, ringraziare e benedire per quanto mi è quotidianamente offerto e le mie solitarie passeggiate nella pace e serenità mi rendono più attenta e sensibile al bello e mi fanno elevare  lodi e ringraziamenti all'Autore di tante stupefacenti meraviglie...

mercoledì 10 agosto 2016

I due Uomini che videro Dio



"In un villaggio Polinesiano vivevano due uomini continuamente in guerra l'uno contro l'altro. Ad ogni più piccolo pretesto scoppiava una lite. La vita era diventata insopportabile per l'uno come per l'altro, ma anche per tutto il villaggio. 
Un giorno alcuni anziani dissero ad uno dei due: "L'unica soluzione, dopo averle provate tutte, è che tu vada a vedere Dio*.
"D'accordo, ma dove?".
"Niente di più semplice. Basta che tu salga lassù sulla montagna e là vedrai Dio".
L'uomo partì senza esitazione per andare incontro a Dio.
Dopo parecchi giorni di marcia faticosa giunse in cima alla montagna . Dio era là che lo aspettava. L'uomo si stropicciò invano gli occhi; non c'era alcun dubbio: Dio aveva la faccia del suo vicino rissoso e antipatico.
Ciò che Dio gli disse, nessuno lo sa. In ogni caso, al ritorno nel villaggio non era più lo stesso uomo. Ma, nonostante la sua gentilezza e la sua volontà di riconciliazione con il vicino, tutto continuava ad andare male, perché l'altro inventava nuovi pretesti di litigio. Gli anziani gli dissero: 
"È meglio che anche tu vada a vedere Dio".
Nonostante la sua ritrosia, riuscirono a persuaderlo. E anche lui partì per l'alta montagna.
E lassù anche lui scoprì che Dio aveva il volto del suo vicino.
Da quel giorno tutto è cambiato e la pace regna nel villaggio.
"Tu non ti farai nessun idolo scolpito", ripete continuamente la Bibbia, in seguito al Decalogo donato da Dio sul Sinai. Così nessuna rappresentazione di Dio è tollerata.
Eccetto una sola: l'uomo stesso, perché l'uomo è stato creato a immagine di Dio.
Allora: "Se vuoi vedere Dio, guarda il tuo fratello".

sabato 6 agosto 2016

Le Vacanze intelligenti




La mia amica Rossana mi ha offerto un contributo per il blog con un brano molto ironico
di U, Eco, che piace molto anche a me. Eccolo:

"LE VACANZE INTELLIGENTI 
a) Per chi avrà lunghe ore in spiaggia consiglierei la "Ars magna lucis et umbrae" di padre Athanasius Kirchner, affascinante per chi sotto i raggi infrarossi voglia riflettere sui prodigi della luce e degli specchi. L'edizione romana del 1645 è ancora reperibile in antiquariato per cifre indubbiamente inferiori a quelle che Calvi ha esportato in Svizzera, Non consiglio di prenderla a prestito in biblioteca, perché si trova solo in vetusti palazzi dove gli inservienti sono di solito mutilati del braccio destro e dell'occhio sinistro, e cadono quando si inerpicano sulle scalette che portano alla sezione dei libri rari. Altro inconveniente è la mole del libro e la friabilita' della carta: da non leggere quando il vento trascina gli ombrelloni. 

b) Un giovane che invece tenti viaggi a biglietto forfettario per l'Europa  in seconda classe, e che debba quindi leggere in quei treni dai corridoi completamente affollati, dove si sta in piedi con un braccio fuori dal finestrino, potrebbe condurre seco almeno tre dei sei volumi einaudiani del Ravasio, leggibili tenendone uno tra le mani, l'altro sotto il braccio, il terzo tra l'inguine e la coscia. Leggere durante un viaggio è un'esperienza molto densa e stimolante".

mercoledì 3 agosto 2016

I Doni del Padreterno



Da: "Leggende e racconti popolari del Veneto" di Dino Coltro

"Un giorno in Paradiso, il Padreterno pensò di dividere i suoi doni. 
"Qua, sto diventando vecchio e prima di arrivare al punto di non sapere più cosa mi faccio, voglio dividere i miei beni, così vedo chi li riceve".
 Avverte S, Pietro del suo proposito, ne dà notizia ai santi; i santi ne parlano con gli angeli. Così la notizia che il Padreterno aveva deciso di dividere i suoi beni era arrivata anche sulla Terra. 
E arriva il giorno fissato della spartizione. Davanti alla porta del Paradiso una ressa di gente si spingeva e si urtava. Tutti pensavano: "Prima entro e più roba mi prendo".
 Finalmente, S. Pietro apre la porta e riescono a entrare per primi i ricchi. Il Padreterno, seduto sul trono, si rivolge a loro: "Come avete sentito, ho pensato di spartire i miei doni; io mi accontento di restare usofruttuario. Ditemi, allora, che cosa volete".
 I signori,sempre sospettosi e difficili, gli parlano senza peli sulla lingua, come sono abituati. "Ecco vede Padreterno, le diciamo subito che non vorremmo che da questa spartizione di beni che vuole fare, si rompesse la nostra vecchia amicizia".
 "Se non la rompete voi, benedetti, per quale motivo dovrei romperla io! Non vedete che vi ho ricevuti per primi?" 
"Ah, per questo siamo qui per ringraziarlo", gli dice la signora,"già tanto siamo tra signori...". "Piano, piano", la interrompe il Padreterno, "Non esageriamo! Signore ce n'è uno solo...e sono io! Voi siete "signori", e c'è una bella differenza. Ma lasciamo perdere, e veniamo al dunque. Che cosa volete?"
 I signori si scambiano un'occhiata:
 "Noi, signori, vogliamo... di tutto". 
"Va bene, conferma il Padreterno a S. Pietro, "Scrivi: ai signori di tutto".
 "Grazie", gli dicono i ricchi. 
"Andate, andate", fa cenno il Padreterno, "andate prima che me ne penta. Avanti un altro". Allora S. Pietro apre uno spiraglio della porta e i preti vi si infilano dentro, piuttosto immusoniti per essere ricevuti per secondi , dopo i signori. Si precipitano a baciare la mano del Padreterno, come sono soliti fare con il vescovo e il Papa, con tutte le loro cerimonie. "Su,su", li esorta il Padreterno, "niente complimenti, ditemi piuttosto cosa volete voi preti. Già, con voi, sono sempre in debito".
 Incoraggiati i preti azzardano:
"Noi preti vorremmo di tutto!". 
"Di tutto è dei signori...".
 "Allora vorremmo buoni bocconi". 
"Va bene", conclude il Signore, "S. Pietro scrivi: ai preti buoni bocconi.. Chi viene adesso?".
 S. Pietro riapre la porta del Paradiso, appena un pò, riescono ad entrare i frati. Questi si fermano sulla soglia, si inginocchiano per terra. 
"Avanti, avanti", li invita il Padreterno, "cosa fate là in fondo? Voi frati, cosa Volete?". "Vorremmo di tutto", rispondono sommessamente. 
"Di tutto è dei signori".
 "Allora vorremmo buoni bocconi". "I buoni bocconi sono dei preti"."Fa lo stesso, pazienza", concludono i frati.
 "Va bene, S. Pietro scrivi: ai frati la pazienza. A chi tocca adesso?".
 S. Pietro apre la porta, entra un gruppo di suore, chiacchierando, cecece..,
"Silenzio, almeno in Paradiso", le ammonisce S. Pietro. Allora si fanno silenziose e si presentano al Padreterno.
 "Cosa volete, voi suore?".
 "Di tutto!". 
"Di tutto è dei signori". 
"Allora vorremmo buoni bocconi!".
"I buoni bocconi sono dei preti!". 
"Ben, pazienza!".
 "La pazienza è dei frati!".
 "Ih, che rabbia!". 
"S. Pietro scrivi: alle suore la rabbia". 
Uscite le suore, il Signore domandò a S. Pietro.
 "C'è ancora gente fuori?".
 "Una coda fino in Terra e non abbiamo più niente da distribuire".
 Il Padreterno si fa pensieroso. Dopo un attimo di riflessione, comanda a S, Pietro di aprire le porte.
 "Fa entrare tutta questa gente!".
 S. Pietro spalanca  le porte. Tutti entrano in folla. Egli cerca di mettere ordine, di proteggere il Signore da quella invasione. 
"E voi, cosa volete?", domanda il Padreterno appena S. Pietro è in grado di ottenere il silenzio.
 "Di tutto", rispondono insieme; un coro era!
 "Di tutto è dei signori!".
 "Allora buoni bocconi".
 "I buoni bocconi sono dei preti". 
"Allora pazienza".
 "La pazienza è dei frati". 
"Ih che rabbia!". "La rabbia è delle suore". 
"Bella fatica".
 Il Signore si alza dal trono e imponendo le mani sulla folla, esclama: "Scrivi, S. Pietro! Ai pidocchi le fatiche".
 Così avvenne che ai pitocchi toccarono soltanto fatiche e lavoro, perché il Padreterno non aveva altro, era rimasto a mani vuote.


sabato 30 luglio 2016

Saggezza popolare




Il giovane cammina più veloce dell'anziano, ma l'anziano conosce la strada (Sudan)

Chi non ha sofferto non sa condividere la sofferenza altrui (Uganda)

Ciò che appare bello, non è necessariamente buono (Cina)

Chi ha acqua in bocca non soffia sul fuoco (Togo)

L'esser cortesi non toglie che si sia disposti anche a lottare con valore (Colombia)

Maledetta sia la mano che sradicare le male erbe (Nuova Zelanda)

Una vita senza amore è come un anno senza estate (Svezia)

Le estati volano sempre, gli inverni camminano (Charlie Brown)

L'estate è quel momento in cui fa troppo caldo per fare quelle cose per cui faceva troppo freddo d'inverno (Mark Twain)

Estate: Un'estate è sempre eccezionale, sia essa calda o fredda, secca o umida (G.Flaubert)

È una stagione crudele quella che fa andare a letto mentre fuori c'è ancora luce
 (Bill Watterson)

Le parole buone sono come la pioggia che bagna il terreno (Egitto)

La cattiveria ritorna su chi l'ha fatta (Giappone)

La luna e l'amore quando non crescono muoiono (Cina)

martedì 26 luglio 2016

Pax tibi Marce


Nella località montana, Auronzo di Cadore, in cui mi trovo ora, ho conosciuto due anni  fa Franca, autentica veneziana, e spesso parliamo della sua città che lei ama tanto e nella cui provincia sono nata. Le ho chiesto di raccontarmi dei fatti inerenti Venezia e la sua storia e mi ha dato dei suggerimenti che ho subito messo in pratica.
Ho acquistato il libro : Leggende e racconti popolari del Veneto, di Dino Coltro.
Offro alla vostra attenzione quelli che mi sono piaciuti di più.

"In una buia sera di tempesta di duemila anni fa, una piccola nave cercò riparo sulla costa di una delle isole della Laguna. La nave proveniva da Aquileia ed era diretta ad Alessandria d'Egitto,. I naviganti sbarcarono e furono ospitati in una delle poche capanne di pescatori che sorgevano nell'isola.
Tra quei naviganti c'era Marco, il discepolo caro a San Pietro. I suoi compagni di viaggio lo ascoltavano con curiosità perché parlava di un Uomo, figlio di Dio, che era disceso in terra per salvare gli uomini.
Anche quella sera dopo una frugale cena, parlò loro della "Buona Novella" che Gesù Nazareno morto qualche anno prima sulla Croce e poi risuscitato e salito al Cielo, aveva annunciato al mondo.
E raccontò alcuni miracoli di Gesù che quei pescatori e gli amici della nave ne rimasero impressionati.
Poi ognuno si stese per terra e si addormentò.
Marco ebbe un sogno. Gli apparve un angelo e gli parlò così :
"Su queste isolette, o Marco, sulle quali ora ti trovi, sorgerà un giorno una grande città, una città che sarà una delle meraviglie del mondo. In questa città tu troverai il tuo ultimo riposo, Qui avrai pace, o Marce, Evangelista mio: Pax tibi Marce...".
Dopo alcuni giorni, fattasi bonaccia, la piccola nave riprese il mare e arrivò ad Alessandria. Qui Marco predico' il Vangelo finché i pagani non lo trascinarono per le vie della città con delle funi legate al collo. Gettato nel carcere, il giorno dopo, fu trascinato ancora per le vie martoriando le carni  del suo corpo, che alla fine fu dato alle fiamme. Ma i fedeli riuscirono a sottrarlo alla distruzione e lo nascosero.
Venezia intanto era nata e gli uomini che l'avevano edificata, libera e forte, cercavano un Santo che la proteggesse.
Così accadde che nell'829 due marinai veneziani, Rustico da Torcello e Buono da Malcontenta dopo lunghe ricerche in Egitto, trovarono i resti mortali del Santo in Alessandria dove erano stati sepolti di nascosto. Trafugato il corpo, lo imbarcarono sulla loro nave in attesa e per respingere il controllo dei Mussulmani nascosero il corpo sotto un cumulo di carne di maiale nella cambusa. E, finalmente, arrivarono a Venezia dove eressero la Basilicata, proprio sul luogo dove secoli prima un navigante allora sconosciuto aveva posto piede e dove l'angelo gli aveva annunciato:
"Qui tu riposerai... Pax tibi Marce...".
 



giovedì 21 luglio 2016

Realizzazioni incredibili



Da "Brodo caldo per l'anima"

Non si perde  mai davvero finché non si smette di tentare
                                          Mike Ditka
"La maggior parte della gente non ha la minima idea della quantità di esercizio, disciplina e sforzo necessari per diventare una superstar"

"Quasi nessuno alla 3M credeva che i biglietti Post-It avessero un futuro, ma Art Fry continuò a distribuirli alla gente finché qualcuno non diede una possibilità al prodotto. Nonostante il fallimento del primo tentativo di marketing, Art non rinunciò all'idea, continuò a insistere finché i suoi biglietti adesivi non divennero un successo colossale"

"Dennis Walters era un giovane e promettente giocatore di golf, quando un bizzarro incidente sul velivolo con cui si spostava sui campi gli paralizzo'  entrambe le gambe. Lui non aveva la minima intenzione di guardare il golf da spettatore, perciò imparò a colpire le palle da seduto, progettò un sedile girevole per il suo veicolo e in seguito tirò la palla a duecentocinquanta metri da seduto. Walters continuò su questa strada, diventando un famoso istruttore e partecipando a numerose esibizioni di questo sport".

"Beethoven era completamente sordo quando compose il suo capolavoro , la Nona Sinfonia"

"Tom Sullivan perse la vista alla nascita perché gli fu messa negli occhi una soluzione sbagliata. In seguito lui decise che sarebbe riuscito a praticare qualsiasi sport a parte il baseball, il basket e il tennis. Oggi gioca a golf, nuota, corre, scia, va a cavallo e si gode la vita nel modo più completo".