domenica 27 novembre 2016

Elsa, unica...



Stavo pensando a un nuovo post da pubblicare, quando, anche per l'avvenimento accaduto venerdì, pensavo ad Elsa e mi sono detta:" Da tanto non presenti una persona particolare, a te cara. È il momento di Elsa!!!"
Eccomi a parlare di lei.  Fa parte delle mie amiche del cuore, anche se la conosco da meno di un anno solo telefonicamente e attraverso i messaggi perché abitiamo a diverse centinaia di chilometri di distanza.
Erano entrati in tanti della sua zona in un gruppo di cui faccio parte, solo lei è rimasta!
La prima cosa che mi ha colpito in lei è stata la sua fede granitica che non si lascia scalfire da nessun contrattempo o imprevisto e sa come superarli. Affida tutto a Gesù e Maria e va avanti come un bulldozer, pregando giorno e notte sicura dell'aiuto dal Cielo e dell'esito positivo.
Sapevo che si occupava tutto il  giorno del padre Francesco, ottantanovenne, mentre la sorella era al lavoro. inizialmente lui era mentalmente abbastanza presente, a volte assente perché affetto da alzheimer.
Discutevano spesso animatamente perché, mentre lei, assidua frequentatrice della chiesa voleva coinvolgerlo anche nella preghiera,  lui, tenutosi sempre abbastanza lontano dalle pratiche religiose, si ribellava provocandola con parole e frasi per lei e per chi crede, oltraggiose e blasfeme.
Elsa però non si arrese mai, e pensando alla salvezza eterna del padre, ripeteva:
"Lui deve andare in Cielo con Gesù e Maria e riunirsi a mia madre che lo aspetta lassù".
I mesi intanto passavano come le difficoltà che aumentavano. Ogni tanto Francesco le chiedeva di andare a fare un giro in macchina e Elsa approfittava per andare  a  fare una visita nella chiesa  di un' abbazia in un paese vicino. Lì Francesco si trasformava.
Si soffermava a pregare davanti agli altari e ad ogni statua  e accendeva una candelina.
 Assisteva alla messa e con l'aiuto di un sacerdote del luogo ha ricevuto anche più volte l'Eucaristia. Tornava a casa più tranquillo e  i benefici duravano per un pò.
Anche la malattia purtroppo procedeva e diventava sempre più difficile gestirlo e respingere le sue manifestazioni aggressive. Elsa era sempre più stanca e provata, anche perché di notte non riposava. Aveva promesso a sua madre che si sarebbe presa cura del padre fino alla fine e ha mantenuto fede alla sua promessa.
Una  caduta recente ha immobilizzato a letto Francesco e a poco a poco ha cominciato a spegnersi. Nel pomeriggio di venerdì con accanto Elsa che pregava con lui, ha lasciato questo mondo.
Brava Elsa, hai vinto tu, come dicevi sempre dopo una battaglia.
Grazie, per la forte testimonianza di fede e di amore filiale, in questo tempo in cui sempre più gli anziani concludono la loro esistenza in strutture pubbliche privi dalla presenza di una persona cara...

domenica 20 novembre 2016

Un Angelo capace di salvare la Vita




Da " Brodo Caldo per l'Anima
   Angeli tra di noi "

Dobbiamo pregare gli angeli perché ci vengono dati come custodi
                               Sant'Agostino

 Quando la mia auto sbandò su una strada deserta, temetti di essere spacciata.
Poi udii una voce sommessa e rassicurante e avvertii una presenza misteriosa e benevola. Erano le cinque  e qualche minuto di un nevoso pomeriggio di novembre. Tornavo a casa dal lavoro e speravo di trascorrere una serata tranquilla. Quando girai l'angolo, un procione mi sfrecciò davanti alla macchina.
Sterzando per evitarlo, rimbalzai contro il ciglio, ma quando feci per tornare sulla carreggiata, il volante si bloccò. Presa  dal panico, inchiodai, ma la vettura non si fermò e finii dritta contro un albero. I vetri si frantumarono e il metallo si accartocciò. Sbattei la testa, provai un dolore lancinante al busto e persi i sensi.
 Quando aprii gli occhi fiutai un odore di fumo e benzina. Mi sforzai di riprendere conoscenza. Seppure stordita e confusa, capii, di essere in trappola ma poi mi voltai verso il finestrino e vidi un bell'uomo dal viso gentile con i capelli castani e gli occhi marroni. Indossava una camicia bianca senza giacca. "Sono morta?" domandai. Sorrise e scosse la testa.  "No, è ancora viva", rispose dolcemente e aprì.  la portiera distrutta con uno strato ne. Quindi mi spaccio. la cintura di sicurezza e mi prese in braccio.
Mi sembrò di fluttuare nell'aria quando mi estrasse dell'abitacolo e mi trasferì una decina di metri più in là, adagiato a terra. Tremando per lo shock e il sollievo, mi toccai la testa dolorante e sentii il sangue. Lo sconosciuto si inginocchiano e mi conforto, tamponamenti con un panno. Infine mi avvolse in una morbida coperta.
"Stanno arrivando i soccorsi. Andrà tutto bene.". Era così garbato e aveva una voce così soave che non potei fare a meno di rilassarmi. Il mio ricordo successivo sono i paramedici che mi caricava sull'ambiente e i vigili del fuoco che spiegheranno le fiamme sprigionare dall'auto. "Aspettate!"urla . "Devo ringraziarlo!".
"Ringraziare chi?" chiese un paramedico. Quandoggli racconta la storia, tuttavia, scrollò il capo. "Qui non c'era nessuno, quando siamo  arrivati. Era stesa a terra...da sola".
"Che fine ha fatto la coperta in cui mi ha avvolta?".
" Non abbiamo trovato nessuna coperta".
All'inizio sospettano che avessi avuto un'illuminazione, ma qualcuno aveva chiamato il 911- anche se la telefonata non era rintracciabile e tutti conclusero che non sarei stata in grado di uscire dalla vettura per conto mio. "Ancora qualche minuto, e la macchina sarebbe esplosa con lei dentro", dichiarò il meccanico.
Cercai il mio salvatore per settimane, ma invano. Vedo ancora il suo viso ogni volta che chiudo gli occhi...

lunedì 14 novembre 2016

Dal Mondo...



Nella casa della formica la rugiada è un'inondazione...

Un cammello non prende in giro un altro cammello per le sue gobbo (Egitto)

Quando il vicino ha sbagliato tu alzi il dito, ma quando sei tu ad aver sbagliato, ti nascondi (Congo)

Solo lo stolto percorre correndo il cammino della vita senza soffermarsi ad osservare le bellezze del Creato (Tibet)

L'amore è cieco ma sa vedere da lontano (Russia)

Il fiume si ingrossa a causa dei piccoli ruscelli (Congo)

Quando l'ultimo albero sarà stato tagliato, l'ultimo animale abbattuto, l'ultimo pesce pescato, l'ultimo fiume inquinato,  allora vi accorgerete che il denaro non si mangia (Indiani d'America)

Senza sofferenza  non c'è scienza (Russia)

La tartaruga non abbandona la sua corazza (Lesotho)

Troppa oppressione può produrre un'esplosione (Palestina)

Sbagliando la strada si impara a riconoscere la propria (Tanzania)

Amerai sempre chi ti ama, fosse pure un cane (Marocco)

Un tarlo benché piccolino può far cadere un albero grande (Australia)

Le cime delle colline sono vicine, ma la strada che vi porta è lunga (Samoa)

Popolo senza educazione è come  cibo senza sale (Etiopia)

domenica 6 novembre 2016

Cento Anni dopo...


Purtroppo le attuali condizioni fisiche non mi hanno permesso di partecipa
re ad un evento onorevole per la nostra famiglia a cui avrei partecipato volentieri, per rendere omaggio allo zio paterno che ha dato la vita per la Patria.
Mio nipote Sandro, unico e più giovane discendente maschio della famiglia, durante la giornata si è tenuto in contatto con me attraverso video e foto.
Ecco la sua testimonianza:

       Aquileia, 29/10/2016

Cento anni dopo, per Sante ed il suo piccolo posto nella storia.

Dall’atto di morte di Sante Pedrina recuperato presso l’Archivio di stato civile del Comune di Torre di Mosto: “…l’anno 1916 addì 3 del mese di agosto, nell’ospedale da campo 063... … mancava ai vivi alle ore cinque e minuti trenta in età di anni ventuno il soldato Pedrina Sante del 207° Reggimento Fanteria, undicesima Compagnia, pervenuta dal 25° Reggimento Fanteria, al numero 743 di matricola, classe di leva 1895, Distretto Militare di Venezia, nativo di Torre di Mosto, figlio di fu Sante e Salviati Annunziata, celibe, morto in seguito a ferita da arma da fuoco a foro unico spalla destra, e ferita a foro penetrante regione lombare destra senza foro d’uscita (pleuropolmonite), sepolto a Schio nel cimitero comunale...”.
Ho voluto iniziare dalla fine perché tutto ha avuto inizio da qui. Da questo documento recuperato negli archivi comunali da Silvio, dopo aver parlato un giorno per caso con mio papà di quel lontano nostro parente morto nella Grande Guerra, di cui sapevamo poco, forse solo che era caduto in un’imprecisata zona del fronte trentino.
Da allora, forte della grande passione che ha per l’argomento e dell’esperienza ormai acquisita in materia, Silvio, che ringrazio a nome di tutta la famiglia per il suo impegno e la sua disponibilità, si è prodigato cercando tutta la documentazione esistente su Sante e ci ha suggerito la possibilità di richiedere, attraverso il Progetto Albo d’Oro, di cui noi non eravamo a conoscenza, una medaglia commemorativa, prevista per i discendenti dei 529.025 caduti nel primo conflitto mondiale, i cui nominativi sono inseriti in un grande archivio del Ministero della Difesa, inizialmente cartaceo, e in seguito digitalizzato, denominato appunto Albo d’Oro.
Onorare la memoria di tutti i Caduti attraverso un riconoscimento simbolico e la partecipazione delle famiglie che hanno avuto un proprio congiunto tra i soldati morti nella carneficina della Prima Guerra Mondiale. E' questo il significato della medaglia commemorativa dell'Albo d'Oro, che oggi ci vede qui riuniti.
Come ha spiegato in fase di presentazione del progetto il responsabile del Coordinamento Albo d’Oro, Roberto Machella, e mi piace citarlo perché condivido pienamente le sua parole, “il progetto mira a ricordare la dignità di ogni caduto e a dare importanza alla storia e alle memorie di ogni famiglia che è inserita nella storia dell’unità d’Italia”.
E allora, a proposito di dignità di ogni caduto e di storia e memorie di ogni famiglia, a me adesso viene di rivolgermi a te direttamente, nella veste di tuo pronipote.
“Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il 24 maggio…” inizia così la canzone più famosa della Grande Guerra.
Una data, un destino, caro Sante.
Già, fino a pochi giorni fa nessuno sapeva che la tua data di nascita riportata sul frontale della tua lapide commemorativa in cimitero a Torre (12/08/1895) non era quella corretta.
Poi, grazie a una recente serie di verifiche tra quella riportata nell’archivio dell’Albo d’Oro, 24 maggio appunto, che ha inizialmente ingenerato il mio dubbio, ed un successivo confronto con l’atto di nascita, gentilmente fattoci avere da Silvio, abbiamo appurato che, chissà per quale arcano motivo, quella del 12 agosto non era esatta.
Una data, un destino. Non potevi sapere in quel lontano giorno del 1895, in cui sei venuto alla luce, che esattamente vent’anni dopo, il 24 maggio 1915, anche il nostro Paese sarebbe entrato in guerra, e che quella luce per te si sarebbe spenta presto, interrompendo per sempre la tua giovinezza, solamente 21 anni dopo, in un giorno di agosto, dalle parti di Schio, morendo solo, come milioni di altri giovani, in un ospedale da campo, ferito e probabilmente sofferente, senza nessuna persona cara vicino, che ti potesse assistere o dare conforto.
Di te non ci è rimasta che una leggendaria foto in divisa, i tuoi atti di nascita e di morte, il tuo nome scolpito per sempre nel marmo del monumento ai Caduti nella piazza del paese. Il portafoglio che avevi addosso quando arrivò il colpo, restituito alla famiglia ancora sporco di sangue dopo la tua morte, riposto per anni in un cassetto di casa, da qualche anno purtroppo è andato perduto.
Fin da bambino ho guardato curioso e rapito il tuo ritratto sul quadro appoggiato per terra contro la parete, in un angolo del graneret in soffitta, interrogandomi su chi fosse il soldato di quella guerra lontana, sul tuo sguardo smarrito come quello di chi sa di trovarsi di fronte ad una cosa più grande, che porterà sventura; mai potevo immaginare che un giorno mi sarei rivolto direttamente a te, a cento anni di distanza.
Magie della storia, come quella che oggi, tu, Silvio ed io siamo riusciti a creare, riunendo i tuoi pronipoti in questa terra, dove i Pedrina, da sempre legati alla sua gente per le vicende commerciali e umane risalenti ai tempi dea botega, si sentono e si sentiranno sempre un po’ come a casa.
Concludo promettendoti che faremo sistemare le date sulla tua lapide in cimitero a Torre (anche quella di morte è sbagliata) e verremo a trovarti a Schio, dove riposi da oltre un secolo, insieme ad altri 5000 giovani, andati avanti prima del tempo, come è capitato a te.
E in quel mazzo di fiori che verremo a portarti, anche se non ti abbiamo mai conosciuto, ci sarà tutto l’affetto della tua famiglia che oggi si è ritrovata qui per ricordare i tuoi vent’anni perduti, per onorarne la memoria, e qualcuno lo ha fatto indossando anche la divisa, e per consacrare il tuo piccolo posto nella storia.
Ragazzo senza fortuna dallo sguardo impaurito, fratello sconosciuto di mio nonno Vittorio, semplice arredo di casa dentro ad un quadro fino a ieri, dicono che il tempo è galantuomo.
Oggi quel tempo è arrivato e non sarai più così solo.
Da stasera troverai compagnia ed affetto dentro alle case di ognuno di noi e il ricordo di te non passerà.
Il tuo nome e il tuo volto immortali su queste medaglie, su queste cartoline.


Un tuo pronipote